Claudio Bonvecchio (Basso) e Stefano Gasperetti (Chitarra e tastiere)
hanno dato l’anima per comporre questo esordio musicale. La
band trentina si forma nel lontano 1993 e sin da subito focalizza
le proprie forze nella realizzazione di questa Opera Rock. Tempo ed
energie per credere in un progetto coadiuvato anche da molti altri
artisti, perché in effetti i Phaedra sono un settetto. La visione
che hanno della musica è globale, le influenze quindi sono
numerose e variano dai Genesis, King Crimson, PFM e Moody Blues fino
ai Vanilla Fudge. Per questo si incontrano strumentazioni acustiche,
flauti, violini, mandolini e molto altro, in parole povere tutto quello
che serve a fare un buon disco di Progressive Rock. In effetti così
è, perché l’opera in se è curata sotto
molti aspetti, perfino grafici. Il foglio che accompagna il cd è
molto dettagliato, ricco di narrazioni e particolari.
Essendo un opera, ci deve essere un tema, in questo caso essa ci parla
dell’uomo e delle proprie manifestazioni e problematiche. Ma
non solo, a tratti si viaggia anche nel mondo fantastico della fantascienza.
Non si poteva aprire il concept che con una “Ouverture”,
acustica ed emotiva, un perfetto assist per la successiva “Dicono”.
La cura per gli arrangiamenti è in evidenza, il piano narra
di storie musicali dal profumo anni ’70. La voce di Claudio
Granatiero è molto alta e in certi aspetti si può avvicinare
(anche nel contesto musicale) a quella di Luciano Regoli dei Raccomandata
Ricevuta Ritorno.
Il ritornello si stampa facilmente nella memoria di chi ascolta, mentre
il violino accompagna il tutto assieme a flauti e tastiere. Nel “Il
Cielo Stellato” vengono alla mente gli arpeggi di chitarra alla
Hackett , quando i Genesis suonavano rannicchiati sui propri strumenti
al cospetto delle mascherate esibizioni del maestro Gabriel.
“Il Reietto” propone la voce che sale ancora di più,
così come il ritmo e c’è un piccolo e momentaneo
distacco dagli anni ’70, filo conduttore di tutta l’Opera.
Questa è una mini suite comunque ricca di idee e cambi umorali.
Tornano i giri acustici delle chitarre a sei ed a dodici corde di
Stefano ed il flauto di Fabrizio Crivellari in “Un Mondo Nuovo”.
Importante il lavoro dei violini di Elisabetta Wolf ed Antonio Floris.
Una nenia da culla introduce “Come Un Bambino”, che in
realtà si anima inaspettatamente e fa un balzo nel New Prog.
Ciò che lo rende particolarmente interessante è l’uso
della fisarmonica di Andrea Anderle. A questo punto avrete capito
che si tratta a tutti gli effetti di uno sforzo creativo davvero fuori
del comune, non a caso la band ci ha messo più di dieci anni
per realizzarlo. Le tracce che lo compongono sono ben quattordici
e mi sembra sminuente andarvele a raccontare tutte, perché
è come se vi svelassi il finale di un bel libro!
Personalmente resto colpito da questo esordio e mi chiedo perché
la musica di qualità in Italia non debba mai essere presa abbastanza
in considerazione. Complimenti, ma vi prego, non fateci attendere
altri dieci anni per ascoltarvi nuovamente e questo ve lo chiede uno
che di musica anni ’70 ne ha mangiata tanta e che ancora, troppo
spesso, gli manca. MS
|