Xavier
Phideaux è un cantautore Americano molto prolifico, che non
disdegna puntate nel Rock Psichedelico e Progressivo. E’ un
polistrumentista dotato di un buon senso della melodia, tutti i suoi
brani non esulano dal cantautoriale, sono di durata abbastanza limitata
e straordinariamente ci raccontano storie originali.
La bravura di Xavier vive di questi elementi, saper essere diretto
ma con intelligenza. Nelle sue storie si intersecano soluzioni a volte
molto Progressive, altre più vicine al Pop Rock di chiara matrice
americana, come ad esempio in “You And Me Against A World Of
Pain”. Eleganza e malinconia si manifestano in tutta la loro
purezza, ma questo non vuol dire che non ci siano momenti più
frivoli e al limite del Folk. “The Wating” è un
agglomerato di Beatles ed Oasis, interessante nel proseguo. Quello
che colpisce sono le brevi spennellate Jethro Tull, Genesis e Pink
Floyd che a volte fuoriescono dalla tavolozza, ma questo non vorrei
che faccia pensare ad un vero e puro album di Prog Rock, perché
così non è. “The Great Leap” necessita più
di un ascolto e questo direi paradossalmente, visto che per la maggioranza
stiamo parlando di un prodotto di Rock commerciale. Non mancano neppure
i classici strumenti che hanno fatto grande un genere, come il Mellotron
e l’Hammond. La fantasia dei brani si denota nel crescendo compositivo,
come in “Aducted”, dove si comincia con oscura malinconia
per poi lasciarsi andare in scorribande Rock e la chitarra di Xavier
la fa da padrona. Ci sono frangenti più scontati come “Rainboy”,
ma sempre di buona fattura e non scontati e poi Psichedelia mista
a Folk Rock come in “Long And Lonely Way”. Conosco un
altro artista che si diverte a giocare con il pentagramma come il
nostro Pideaux, un signore del Prog dal nome Guy Manning (Parallels
Or 90 Degrees), davvero molto simile al suo modo di concepire la musica.
Delicata e fine “They Hunt You Down”, sunto di come si
può essere semplici e diretti senza cadere nel banale.
Pideaux ci insegna con i suoi dischi che la naturalezza della melodia
può tranquillamente convivere con la creatività e la
sperimentazione, cosa non da poco. Personalmente ho necessitato di
vari ascolti per poter assaporare al meglio il frutto, ma questo con
il tempo, sono sicuro, si rivelerà un pregio. Ci lamentiamo
molto spesso che il mercato del Rock Progressive si è stabilizzato
in sonorità inflazionate, diciamo spesso che non si sente più
nulla di nuovo, ecco che allora mi sento di consigliare questo disco
a chi vuole provare per un attimo a fuoriuscire da certi stilemi.
Certo è che “The Great Leap” non è un disco
memorabile e forse farà storcere il naso a molti di voi, comunque
se vi dovesse capitare fra le mani, dategli un ascolto, chissà….
MS
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