Rock Impressions

Phideaux - The Great Leap XAVIER PHIDEAUX - The Great Leap
Bloodfish Music
Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog rock
Support: CD - 2007

Xavier Phideaux è un cantautore Americano molto prolifico, che non disdegna puntate nel Rock Psichedelico e Progressivo. E’ un polistrumentista dotato di un buon senso della melodia, tutti i suoi brani non esulano dal cantautoriale, sono di durata abbastanza limitata e straordinariamente ci raccontano storie originali.

La bravura di Xavier vive di questi elementi, saper essere diretto ma con intelligenza. Nelle sue storie si intersecano soluzioni a volte molto Progressive, altre più vicine al Pop Rock di chiara matrice americana, come ad esempio in “You And Me Against A World Of Pain”. Eleganza e malinconia si manifestano in tutta la loro purezza, ma questo non vuol dire che non ci siano momenti più frivoli e al limite del Folk. “The Wating” è un agglomerato di Beatles ed Oasis, interessante nel proseguo. Quello che colpisce sono le brevi spennellate Jethro Tull, Genesis e Pink Floyd che a volte fuoriescono dalla tavolozza, ma questo non vorrei che faccia pensare ad un vero e puro album di Prog Rock, perché così non è. “The Great Leap” necessita più di un ascolto e questo direi paradossalmente, visto che per la maggioranza stiamo parlando di un prodotto di Rock commerciale. Non mancano neppure i classici strumenti che hanno fatto grande un genere, come il Mellotron e l’Hammond. La fantasia dei brani si denota nel crescendo compositivo, come in “Aducted”, dove si comincia con oscura malinconia per poi lasciarsi andare in scorribande Rock e la chitarra di Xavier la fa da padrona. Ci sono frangenti più scontati come “Rainboy”, ma sempre di buona fattura e non scontati e poi Psichedelia mista a Folk Rock come in “Long And Lonely Way”. Conosco un altro artista che si diverte a giocare con il pentagramma come il nostro Pideaux, un signore del Prog dal nome Guy Manning (Parallels Or 90 Degrees), davvero molto simile al suo modo di concepire la musica. Delicata e fine “They Hunt You Down”, sunto di come si può essere semplici e diretti senza cadere nel banale.

Pideaux ci insegna con i suoi dischi che la naturalezza della melodia può tranquillamente convivere con la creatività e la sperimentazione, cosa non da poco. Personalmente ho necessitato di vari ascolti per poter assaporare al meglio il frutto, ma questo con il tempo, sono sicuro, si rivelerà un pregio. Ci lamentiamo molto spesso che il mercato del Rock Progressive si è stabilizzato in sonorità inflazionate, diciamo spesso che non si sente più nulla di nuovo, ecco che allora mi sento di consigliare questo disco a chi vuole provare per un attimo a fuoriuscire da certi stilemi. Certo è che “The Great Leap” non è un disco memorabile e forse farà storcere il naso a molti di voi, comunque se vi dovesse capitare fra le mani, dategli un ascolto, chissà…. MS


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