Questa formazione giapponese è piuttosto atipica, infatti si cimenta in una rilettura molto personale di musiche etniche, una fusione di world music, progressive ed elettronica che potrebbe far storcere il naso ai puristi, in particolare per un uso piuttosto elevato di campionature e drum machine, a tratti ricorda l’ambient e la new age, ma io credo piuttosto che sia un certo gusto minimalista tipico dei giapponesi ad aver dettato certe scelte stilistiche.

Il risultato complessivo non è poi così negativo, c’è un gusto space rock di fondo molto sofisticato e intrigante, che ricorda certe cose di Schulze e ci sono delle melodie molto piacevoli, anche se talvolta possono risultare un po’ leggere.

In quanche frangente, come nell’iniziale “Divinity Rising” il gruppo cerca anche di sperimanteare qualcosa di più complesso, con risultati anche interessanti, ma per la maggiore non si rischia troppo ed è un peccato. Il cd si compone di otto brani molto rilassanti e non fa certo gridare al miracolo, ma rappresenta una valida alternativa a tante uscite basate sulla world music che non hanno anima e spesso nemmeno una valida estetica. GB