Rock Impressions

Piccola Orchestra Karasciò - Made in Italy PICCOLA ORCHESTRA KARASCIO' - Made in Italy
Voci x la Libertà
Distribuzione italiana: si
Genere: Rock Italiano / Folk Rock
Support: mCD - 2011

Abbiamo già ospitato lo scorso anno i vincitori della sezione emergenti della 12ima edizione del festival patrocinato da Amnesty International, i Terzobinario, ora è il turno di questa curiosa formazione, che ha vinto la 13ima edizione. Il nome già incuriosisce, ma non potete immaginare il mio stupore quando ho avuto fra le mani il packaging di questo disco, un vero cartone da pizza (in formato ridotto), contente una lattina di spuma, un tovagliolo e, ovviamente, il cd del gruppo, il tutto in tiratura limitata di sole mille copie numerate. Artwork veramente bello, c’è pure la macchia lasciata dall’olio usato per condire la pizza… insomma un plauso lo meritano anche solo per questa divertentissima confezione.

Il gruppo si è formato nel 2007 nel bergamasco e di queste zone la band ha forgiato il suo carattere, che esprime in una musica tra il folk e il cantautorale, con parecchie citazioni, che vanno dai classici come De André e Bubola, ai più recenti Banda Bardò e Modena City Ramblers. Formazione atipica a sette, con violino, mandolino e tromba oltre ai classici strumenti, il mix proposto è fatto di ballate fra l’ironico e l’impegnato.

Questo mini cd di sette brani si apre con “Il Nuovo Circo”, che sbeffeggia l’attuale classe politica, colpendo a destra come a sinistra “senza distinzione”. “La Ballata del Creato” è piuttosto irriverente e se la prende con l’Altissimo, francamente non ne condivido il testo, siamo molto lontani dall’acutezza del maestro genovese e non c’è nemmeno la poesia a salvare un testo piuttosto povero. “70 Estati” è meno “impegnata”, ma è anche più profonda dei due brani precedenti. Divertente anche “Il Tempo dei Villani” costruita su un giro ska, mentre “Grappa e Fogli di Giornale” è un reggae ondeggiante e presenta un testo che parla di un barbone, con un testo pungente. “Noi Sempre Più Uomini” è uno dei momenti migliori del cd, meno d’effetto dei brani precedenti, ma finalmente un testo che mi è piaciuto davvero. Chiude il brano che ha vinto: “Bashir”, che racconta la storia di un emigrante ed è sicuramente il pezzo più bello di tutto il cd e si capisce perché ha vinto.

In sostanza la band bergamasca non brilla certo per originalità, questo filone folk di protesta conosce già tanti nomi, a partire da quelli ricordati sopra, ma questa giovane band sembra avere il carattere giusto per farsi strada. Solo il futuro ci dirà se la Piccola Orchestra Karasciò lascerà il segno, di certo questo loro disco è già un pezzo da collezione. GB

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