Abbiamo già ospitato lo scorso anno i vincitori della sezione
emergenti della 12ima edizione del festival patrocinato da Amnesty
International, i Terzobinario, ora è il turno di questa curiosa
formazione, che ha vinto la 13ima edizione. Il nome già incuriosisce,
ma non potete immaginare il mio stupore quando ho avuto fra le mani
il packaging di questo disco, un vero cartone da pizza (in formato
ridotto), contente una lattina di spuma, un tovagliolo e, ovviamente,
il cd del gruppo, il tutto in tiratura limitata di sole mille copie
numerate. Artwork veramente bello, c’è pure la macchia
lasciata dall’olio usato per condire la pizza… insomma
un plauso lo meritano anche solo per questa divertentissima confezione.
Il gruppo si è formato nel 2007 nel bergamasco e di queste
zone la band ha forgiato il suo carattere, che esprime in una musica
tra il folk e il cantautorale, con parecchie citazioni, che vanno
dai classici come De André e Bubola, ai più recenti
Banda Bardò e Modena City Ramblers. Formazione atipica a sette,
con violino, mandolino e tromba oltre ai classici strumenti, il mix
proposto è fatto di ballate fra l’ironico e l’impegnato.
Questo mini cd di sette brani si apre con “Il Nuovo Circo”,
che sbeffeggia l’attuale classe politica, colpendo a destra
come a sinistra “senza distinzione”. “La Ballata
del Creato” è piuttosto irriverente e se la prende con
l’Altissimo, francamente non ne condivido il testo, siamo molto
lontani dall’acutezza del maestro genovese e non c’è
nemmeno la poesia a salvare un testo piuttosto povero. “70 Estati”
è meno “impegnata”, ma è anche più
profonda dei due brani precedenti. Divertente anche “Il Tempo
dei Villani” costruita su un giro ska, mentre “Grappa
e Fogli di Giornale” è un reggae ondeggiante e presenta
un testo che parla di un barbone, con un testo pungente. “Noi
Sempre Più Uomini” è uno dei momenti migliori
del cd, meno d’effetto dei brani precedenti, ma finalmente un
testo che mi è piaciuto davvero. Chiude il brano che ha vinto:
“Bashir”, che racconta la storia di un emigrante ed è
sicuramente il pezzo più bello di tutto il cd e si capisce
perché ha vinto.
In sostanza la band bergamasca non brilla certo per originalità,
questo filone folk di protesta conosce già tanti nomi, a partire
da quelli ricordati sopra, ma questa giovane band sembra avere il
carattere giusto per farsi strada. Solo il futuro ci dirà se
la Piccola Orchestra Karasciò lascerà il segno, di certo
questo loro disco è già un pezzo da collezione. GB
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