Dice un noto proverbio “Chi la dura, la vince”, questo
spesso è il risultato di chi nel tempo mette passione e voglia
nel fare ciò in cui si crede. E’ anche il caso dei bresciani
Poisonheart, originariamente band Glam/Punk-Rock chiamata Poison Heart
. Si formano nella metà degli anni 2.000 con l’intento
di riproporre brani di gruppi come Ramones ed altri ancora. Di quella
formazione oggi resta Fabio Perini (chitarra) che dopo aver incontrato
il bassista Giuseppe Bertoli decide di modificare il nome in Poisonheart
e ricoprire anche il ruolo di cantante. Con il tempo non muta soltanto
la line up, bensì anche l’orientamento musicale, puntando
al Glam Metal e accantonando quindi la parte Punk della musica.
L’attività live è intensa e così le partecipazioni
ad alcuni contest che portano a questi risultati: 2007- 4° posto
al concorso "Bakkano Vitale 2" a Castegnato (BS). 2009-
vincitori del concorso "Baraonda Rock" a Nave (BS). 2009-
3° posto al concorso "CG Rock" a Chiari (BS). Ed è
nel 2010 che registrano il primo EP dal titolo “Welcome To The
Party”, bene accolto dalla critica di settore. Ma la line up
si scioglie per metà, e quindi Perini e Bertoli si ritrovano
a ricostruire il gruppo che si riforma nel 2014 con l’innesto
di Francesco Verrone (dai Needlework) alla batteria e Andrea Gusmeri
(ex Dreamhunter) alla chitarra solista. Ogni colpo una cicatrice che
comunque rafforza il carattere della band , la quale si diletta anche
a cambiare nuovamente stile, miscelando nel loro sound anche fosche
tinte Dark. I tempi sono maturi per “Till The Morning Light”,
a tutti gli effetti il loro debutto discografico. Esso è composto
da dieci brani ed accompagnato da un libretto con testi e foto annessi.
Le voci femminili che si ascoltano durante il percorso sono di Francesca
Cavalleri e Raffaella Rossi.
L’album si apre con “(You Make Me) Rock Hard”, graffiante,
come la voce di Perini ed un riff dal sapore passato, quasi AC/DC
o Accept e comunque sempre efficace. Sicuramente un brano da cantare
live assieme a loro. Il lato Dark a cui mi riferivo in precedenza
fa capolino in “Flames & Fire”, anche nel cantato.
Le chitarre sostengono il tutto con riff di chitarra di memoria Judas
Priest primi anni di carriera. Il suono si quieta con “Anymore”,
più cadenzata e reminiscenze Paradise Lost, tuttavia i nomi
che sto facendo non sono per dire che la band sta copiando, ma solamente
per dare a voi che leggete e non ascoltate un punto di riferimento,
perché i Poisonheart hanno comunque una buona personalità,
decisamente sopra la media dei prodotti del genere. Si torna a spingere
con “Lovehouse”, Rock allo stato fondente, diretto come
un pugno allo stomaco e qui una puntina di vecchio Punk si ritorna
a sentire.
Ritornelli da cantare live dicevo, e anche “Shadows Fall”
non esula da questo concetto. Il disco procede equilibrato con saggezza,
brani più duri si alternano a momenti più pacati e la
fluidità ci guadagna, ecco quindi “Baby Strange”
fare da simil-ballata. “Under My Wings” ha un inizio in
stile Scorpions, quelli più Metal, così un ritornello
sporco appena di Punk e ruffiano.
Tutti i componenti approcciano allo strumento con buona tecnica e
navigata esperienza, il muro sonoro è quindi compatto. “Out
For Blood” e “Hellectric Loveshock” mostrano i muscoli
della band mentre la conclusiva “Pretty In Black” è
il sunto dello stile Poisonheart, ma con spiragli di luce.
Un disco scorrevole, caldo, ricco di esperienza e buone canzoni che
faranno piacere sicuramente agli amanti del genere, gli altri? Si
possono approcciare con tranquillità, è musica per tutti.
MS
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