Sabato
28 ottobre a Chiari, un laborioso paese della provincia di Brescia,
sul palco sono saliti i Procol Harum, una formazione che i più
giovani forse non conoscono, ma che ha lasciato un segno profondo
nella storia del rock. Le loro canzoni hanno fatto sognare intere
generazioni e “A Whiter Shade of Pale”, che ha anche una
versione italiana, la conoscono anche i sassi, solo che pochi sanno
chi siano gli autori originali. Ovviamente i veri amanti del rock
li conoscono bene, perché sono stati parte attiva nel gettare
le basi della musica che è venuta dalla fine degli anni sessanta
in poi insieme a Beatles, Rolling Stones e Kinks, in particolare i
Procol Harum hanno avuto molta influenza sul progressive rock e sul
pop sinfonico. Comunque sia il palazzetto in cui si sono esibiti era
pieno zeppo e si trovavano posti a fatica, non importa se l’età
media era decisamente alta, era bello vedere tanta gente a festeggiare
il gruppo.
Personalmente devo ammettere che anch’io li conosco più
per l’importanza storica, che non perché nella mia discografia
alberghino molti dei loro lavori (in effetti per adesso ho solo il
disco fatto con l’orchestra sinfonica, uno dei primi esperimenti
di questo tipo), anche se conosco i loro brani più famosi,
ma non ho voluto perdere il concerto, perché ero sicuro di
assistere ad un grande spettacolo musicale e così è
stato. I Procol Harum in circa due ore di concerto hanno attraversato
idealmente tutta la storia del rock degli ultimi quarant’anni,
perché hanno suonato di tutto, dal pop anni sessanta al pop
sinfonico che li ha resi celebri (con citazioni di Chopin e Lizt),
dal blues più classico al rock blues più sanguigno e
viscerale, dal progressive rock elaborato e sofisticato all’hard
rock più diretto (quando pestavano non facevano sconti a nessuno)
e non sono mancate incursioni nella canzone d’autore più
raffinata, oltre ad un piccolo omaggio a Bob Marley con un accenno
di “Woman No Cry”, ce n’era davvero per tutti i
gusti e il pubblico ha dimostrato di gradire. Ma la cosa più
importante è stata che in ogni brano erano assolutamente credibili
e convincenti, ad esempio quando suonavano il rock blues lo facevano
come Dio comanda, i brani più pop non erano mosci o sdolcinati,
ma avevano un tiro che manca a tante formazioni di giovani dei giorni
nostri e così via. Molto belle poi le costruzioni armoniche
dei brani con preziosi duetti fra i due tastieristi.
Il concerto era diviso in due parti, con una pausa di un quarto d’ora
circa. La prima canzone eseguita dopo la pausa è stata la celebre
“A Salty Dog”, come il chitarrista ha accennato il verso
del gabbiano si è sentito un fremito di commozione che ha scosso
tutti i presenti, ma poi a metà del pezzo è arrivato
l’imprevisto: quasi alla chetichella è salito sul palco
Mr Zucchero “Sugar” Fornaciari fra lo stupore generale
dei presenti. È risaputo che Zucchero goda di una stima internazionale,
ma quello che è successo sul palco del palazzetto di Chiari
era la dimostrazione che Fornaciari per primo nutre un profondo rispetto
per i classici del rock e lo ha dimostrato con grande umiltà
e coerenza. Cosa ha spinto una star del suo calibro a scomodarsi per
venire in un paese lombardo per cantare poche strofe? Per me la risposta
è solo una: la passione.
Ottime performances di tutti i musicisti, tutte di altissimo livello,
in particolare voglio segnalare quella del tastierista Josh Phillips
(Arthur Brown, Big Country, Eric Clapton), che mi ha ricordato molto
come stile quello dell’ex Deep Purple John Lord. Ultimo ma non
ultimo, conclusi i bis il gruppo è stato omaggiato di un premio
alla carriera dall’organizzazione, fra cui c’era anche
un circolo di amanti dei Beatles, e il leader Gary Brooker ha deciso
così di aggiungere alla scaletta una versione stupenda di “Hey
Jude”, che è stata suonata con un trasporto e un’intensità
che nemmeno i fab four riuscivano a rendere.
Certo si potrebbero fare ancora mille considerazioni sull’età
del pubblico, sull’età dei musicisti stessi, sul fatto
che da allora è sempre più difficile trovare artisti
capaci di lasciare un’impronta così profonda nella musica,
ma in fondo a questi nobili argomenti ho preferito cercare di trasmettere
l’entusiasmo e la soddifazione che ho provato durante la serata.
Per chiudere voglio ringraziare la Blue Sky Promotion che porta sempre
dei grandi artisti in Italia e voglio anche aggiungere che ho scoperto
che il comitato organizzatore di Chiari in sei anni di attività
ha portato nel paese artisti fenomenali e mi è spiaciuto aver
scoperto solo ora delle loro iniziative, ma vi consiglio di segnarvi
queste informazioni, perché le sorprese non sono finite, alla
prossima. GB |