Ci sono gruppi di talento che restano del tutto sconosciuti, mentre altri emergono per meriti che sfuggono ai più, i tedeschi Psychedelic Shag rischiano di appartenere alla prima schiera. Io li ho conosciuti tramite internet, che per i gruppi underground sta diventando un palcoscenico fenomenale, ma quanti di voi non li avrebbero mai incontrati se io non li avessi recensiti? Ma non voglio autocelebrarmi, io sono solo un mezzo messo a disposizione di chi fa musica. Piuttosto voglio farvi conoscere questi musicisti che mi sembrano molto meritevoli, anche se forse non diventeranno mai famosi.

L’album inizia con “Processor Overdrive” all’insegna di uno space rock accattivante, mischiato con melodie facili, ma con una base rock tutt’altro che scontata, gran bell’assolo di chitarra. “Zombi Nation” ricorda gli Hawkwind più hard rock, fra psichedelia e ancora space. “Go Back to the Bang” e “The Orange Season” sono dei perfetti esempi di come la musica psichedelica possa anche avere un appeal commerciale, in certi momenti mi è venuto in mente anche Julian Cope. Ecco allora che un brano onirico come “Welcome to Fairyland” non sorprende più e ci trasporta in un mondo alternativo pieno di colore. “The Good and the Bad Aliens” è un po’ sottotono rispetto a quanto già ascoltato, un rock un po’ scontato. Meglio il nuovo trip spaziale di “The Sunlight Underground”. Non male anche il rock più essenziale e diretto di “Anunaki Powerstrike”, molto settantiano. Chiude l’etnica “Omnahmashivaya” giocata sulle percussioni di matrice indiana, in fondo questa band ama anche stupire.

Gli Psychedelic Shag hanno un ottimo bagaglio tecnico e creativo, se ne trovano poche oggi di band così, ma non so se questo sia sufficiente oggi per emergere dal mare di proposte in circolazione, ma almeno noi ve li abbiamo segnalati. GB

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