Vengono dalle Marche e circa un anno fa avevano debuttato con un singolo
promettente, ma soprattutto “inattuale”. Uso un termine
caro a Nietzsche che, sono sicuro, gli Psycho Kinder capiranno ed
apprezzeranno: si, perché questo loro EP di debutto, in una
scena underground italiana dominata da pose ridicole e da gigioni
di professione, è una sventagliata di cruda e gelida verità
sbattuta in faccia all’ascoltatore. Non solo perché la
loro ipotesi sonora, minimale, ascetica ed anche un po’ grezza
richiama alla mente i Joy Division o i vecchi CCCP, ma soprattutto
perché la loro produzione rifiuta sdegnosamente qualsiasi tentativo
di suadente fascinazione. Il nichilismo attivo degli Psycho Kinder
poi, si manifesta molto efficacemente nelle liriche della band, ad
opera del frontman Alessandro Camilletti, bravo ad evocare i tanti
interpreti del “pensiero della crisi” dal conterraneo
Leopardi, passando per Ungaretti, Camus e Cioran. Il recitarcantando
che domina i brani, poi, oltre all’ovvio riferimento con Ferretti
(ma azzarderemmo anche una vicinanza coi primissimi Death in June)
dimostra la conoscenza approfondita della macchina attoriale incarnata
da Carmelo Bene.
Andando ai brani “2009” è un potente flash futuristico-orwelliano,
“Un uomo” più dolente e meditativa, “Democratiche
Ipocrisie” una sorta di manifesto programmatico guidato da un
basso pulsante e ipnotico, ma notevole è anche “Spelonche”,
una sorta di haiku deviato.
Sarà interessante vedere se l’istanza non compromissoria
degli Psycho Kinder riuscirà ad imporsi anche a fronte di eventuali
“abbellimenti” in fase di arrangiamento. Noi riteniamo
sia possibile e dunque questo è anche un invito! AC
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