Tornano dopo il buon esordio del 2012 dal titolo “Quanah!”
i veneti Quanah Parker. Di certo il quintetto composto da Riccardo
Scivales (tastiere e synthesis), Elisabetta Montino (voce), Giovanni
Pirrotta (chitarre elettriche e acustiche ), Paolo Ongaro (batteria
e percussioni) e Alessandro Monti (basso, flauto, campanelli, tabla,
claves, triangolo) in questi anni non sono restati con le mani in
mano. La band ha partecipato a varie rassegne anche internazionali
(MusicaContinua, Il Giardino, The Prog Experience Festival 2013, Verona
Prog Fest 2014, Woodstock Village 2014, ecc.) sulle ali della buona
critica ricevuta per l’esordio. Il tastierista e musicologo
Riccardo Scivales è sempre il trascinatore del gruppo, colui
che scrive i brani assieme ad Alessandro Monti e questa volta vuole
raccontarci storie fantastiche di animali fantastici, oltre che omaggiare
il mai troppo compianto vocalist del Banco Del Mutuo Soccorso, Francesco
Di Giacomo, per gli amici “Big Francesco”, ad un anno
dalla sua prematura scomparsa.
L’artwork è affidato nuovamente, come nel disco precedente,
alle mani di Elisabetta Montino.
Come in ogni buon disco di musica Progressive Rock, si comincia con
un interludio, qui dal titolo “From Distant Lands”, non
a caso all’interno si può ascoltare la melodia che poi
verrà trattata nella lunga suite successiva dal titolo “Suite
Degli Animali Fantastici”, ed in cattedra sale subito la soave
voce di Elisabetta Montino. La suite della durata di 30 minuti e suddivisa
in otto brani, è stata ispirata a Scivales dall’amico
ed editore di molti suoi libri di musica, Edward J. Shanaphy, che
dopo aver ascoltato il primo album “Quanah!”, suggerisce
l’idea di trattare (nella più bella tradizione del Rock
Progressivo) l’affascinante mondo degli “Animali Fantastici”.
La musica fa certamente venire la pelle d’oca a tutti gli estimatori
di band storiche italiane come Le Orme, Il Banco Del Mutuo Soccorso
ed altre che hanno contribuito a rendere immortale il genere. Essendo
il compositore un tastierista, i pezzi sono molto incentrati sui tasti
d’avorio e l’ascolto acquisisce magia e corposità
negli arrangiamenti. Il Banco fa capolino in “Danza Di Un Mattino”,
frammento della suddetta suite, ma tutto l’ascolto è
scorrevole e pregno di piacevoli deja vu, così buoni gli interventi
della chitarra elettrica di Giovanni Pirrotta.
Segue il tributo “A Big Francesco”, scritto di getto da
Scivales all’apprendimento della scomparsa del grande cantante
romano. E’ un momento toccante e profondamente “BMS”,
come probabilmente Francesco avrebbe voluto ascoltare. Non di certo
un brano melenso, bensì articolato e scorrevole. Qui fuoriesce
l’immortalità di questa musica in tutto il suo essere.
Segue “Death Of A Deer”, uno dei brani più vecchi
composti da Scivales, addirittura nel lontano 1981, quando ancora
il New Prog doveva affermarsi con band come Marillion, IQ, Pendragon
e Pallas su tutti. In origine il brano aveva il titolo “The
Death of the Ball Turret Gunner”, con un testo tratto da una
famosa poesia di Randall Jarrell. Cambi di ritmo ed umorali sono all’ordine
dell’ascolto.
Il disco si conclude con “Make Me Smile”, un altro “vecchio”
brano dei Quanah Parker composto nel 1985, durante il periodo conclusivo
della prima formazione della band. Per la cronaca Il CD è stato
co-prodotto dai Quanah Parker e Vannuccio Zanella, mentre per i collezionisti
dico che le prime 500 copie sono in tiratura limitata con lamina in
oro a impreziosire le bellissime miniature dell’artwork di copertina.
Un disco che inorgoglisce il Progressive Italiano, senza spazio e
senza tempo, a dimostrazione che questa magia mai finirà. MS
Altre recensioni: Quanah!
|