Riconosciuti
fra i padri dell’utopia rock, i Quintessence occupano un posto
di tutto rispetto nella storia del rock, considerati da molti come
gli antesignani della New Age, hanno saputo fondere il rock progressivo
con sonorità folk e orientali. In particolare è proprio
l’amore per la musica indiana e per le filosofie orientali che
anima i Quintessence, soprattutto nella prima parte della loro breve
discografia. Indweller è un album che segna il declino di questi
hippies, infatti la formazione vede l’abbandono del cantante
e leader Shiva e poco dopo lo scioglimento.
Il disco si apre con un brano piuttosto insolito, “Jesus My
Life” che onestamente sembra uscire dal coro di un oratorio
e forse fu proprio questa scelta, per certi versi coraggiosa, a determinare
il rifiuto di buona parte della critica di questo album. Con la successiva
strumentale “Butterfly Music” si torna in territori più
consoni, il flauto regala momenti di vera poesia folk prog, peccato
per la brevità del pezzo. “It’s All the Same”
invece è una ballata acustica con chitarra piuttosto lunga,
ma che non lascia un gran segno, intrisa di profonda dolcezza suona
un po’ troppo “leggera” e sulla lunga anche un po’
soporifera. “Indweller” è pura psichedelia, ancora
una volta troppo breve. “Holy Roller” ci regala quelle
visioni lisergiche tipiche della band, capaci di unire il rock a suoni
orientali, forse non più così affascinanti come nei
lavori precedenti della band, ma sempre su buoni livelli. Altra brevissima
parentesi è “Portable Realm”, ma ecco la cantilenante
“Sai Baba” a segnare tutto l’amore per questi musicisti
per l’oriente più spirituale. Un altro tuffo nella psichedelia
bucolica è “On the Other Side of the Wall” che
ricorda certi Grateful Dead. L’oriente invece ritorna col sitar
di “Dedication”. “Bliss Trip” è quasi
rarefatta, psichedelia meditativa, un brano che è come un mantra
da meditazione. Per finire “Universe” chiude con una cantilena
che ricorda molto quella di apertura, molto spirituale, ma anche poco
coinvolgente.
Questo disco nel bene e nel male rappresenta un epoca, è come
una fotografia su una generazione che ha creduto in una visione molto
utopica del mondo e che rimane come testimonianza per le generazioni
a venire. Da un punto di vista musicale non è un disco imperdibile,
ma ci sono anche altre ragioni per volerlo avere nella propria discografia
domestica. GB
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