Il Progressive Rock è un genere che si articola in maniera
a volte complessa, intriso di suoni e di diversi stili musicali. Una
musica per immaginare, per sognare, proprio come in un film. Eppure
malgrado ciò, il Progressive Rock non si presta molto a rappresentare
colonne sonore, piuttosto nella storia abbiamo visto altre band di
diverso stile ad addentrarsi in questo difficile ruolo, come ad esempio
gli Who. Le colonne sonore Prog sono quasi assenti e le opere Rock
non è che siano altrettante (a mente si ricorda “Brave”
dei Marillion”).
Questo preambolo per dire che il caso delle Ranestrane è più
unico che raro, specialmente in suolo italico. Uno sforzo creativo
assolutamente notevole, forse pretenzioso, ma che ad ascolto terminato,
grida giustizia. Il film e la storia presa in considerazione dal quartetto
è “Nosferatu: Principe Della Notte” diretto da
Werner Herzog, ovviamente ispirato dal “Vampiro Dracula”
di Bram Stoker. Un indimenticabile Klaus Kinski in una delle sue migliori
interpretazioni di sempre.
Intelligente la struttura del doppio cd, il quartetto di Daniele (voce
e batteria) e Massimo Pomo (chitarra) non si sforza a cercare una
base musicale per il film, piuttosto il contrario, mettendo dialoghi
originali e l’evolversi del film sulla propria musica. Il risultato
è ottimo e coinvolgente, non è la solita interpretazione
alla “Profondo rosso”, tanto per intenderci (grande capolavoro
dei Goblin, copiato e ricopiato da tantissimi altri film Horror),
piuttosto un inanellarsi di brani brevi, orecchiabili e di qualità
(ndGB forse è per questo che il prog non è poi così
adatto per le colonne sonore?). Si alternano strumentali a cantati,
dove non si cerca mai di strafare e si lascia spazio alla melodia
semplice e diretta.
Delicate trame supportate dalle tastiere di Riccardo Romano ed accompagnate
dal basso di Matteo Gennaro ci accompagnano dunque per tutto l’arco
dell’ ascolto. Come impostazione stilistica possiamo trovare
delle analogie con la ultima PFM, anche per quello che riguarda il
cantato. Ascoltate “Lucy” ed avrete un chiaro panorama
del doppio disco. Molto si basa sulle arie delicate delle tastiere,
una musica che si posa come una farfalla, leggiera ed elegante. Non
solo questo, c’è anche del ritmo, come in “La Locanda
Nel Villaggio Degli Zingari” o ne “L’Assalto”,
questo per quello che concerne il primo disco. Da sottolineare anche
richiami ad Ivano Fossati ed a Renato Zero, davvero un mix sonoro
variegato ed adatto a tutti i gusti. “La Nave” apre la
seconda parte con enfasi e classe, mettendo in evidenza la personalità
della band. Tutto è sempre condito da una delicata ricerca
sonora, come in “Che Succede” a conferma che in fondo
sempre di Progressive Rock si tratta. Toccante “Ritorna”,
una musica che fa da funambolo in bilico fra cantautorato e PFM. Proprio
la PFM ha risuonato “Dracula”, una vera coincidenza, oppure
gli amanti del genere amano le storie di sangue? Scherzi a parte,
le Ranestrane si avvicinano di più alla band di Di Cioccio
periodo “Ulisse”.
Ma non vorrei rovinare sorprese, che lascio a voi che amate questa
musica e mi sento anche di consigliare “Nosferatu Il Vampiro”
a tutti, perché la musica che ne scaturisce è totale.
Uno sforzo che spero porti i giusti frutti a questi ragazzi che hanno
dimostrato come si possa fare un concept complicatom con una personalità
che va al di sopra delle banalità ascoltate generalmente in
questi contesti. MS |