Nati attorno al 2000 i Raster pubblicano il loro settimo album all’insegna
del Rock Steady con metà album riarrangiato in stile dub da
Vlastur, nel suo genere artista di calibro internazionale. La band
ha all’attivo circa settecento concerti in tutta Europa e hanno
collaborato con membri degli Africa Unite, Almanegretta e altri ancora.
I Raster propongono canzoni melodiche cantate in italiano con strofe
facili da assimilare, la musica si muove invece fra elettronica, pop
ricercato e sensuali ritmi giamaicani. Il risultato finale è
intrigante. Per chi non lo sapesse il termine Dub deriva da Double
che indica una seconda versione dello stesso brano. Moda nata in Giamaica
e prevede la dominanza di basso e batteria (drum & bass) al posto
degli altri strumenti.
Il primo brano “Se” è una canzone in stile reggae
dominata da suoni moderni e vagamente sperimentali, il testo parla
del rapporto fra due persone, l’analisi è piuttosto scanzonata
e funzionale al pezzo, che risulta simpatico e disimpegnato, la versione
dub è abbastanza oscura, rallentata, manca il cantato e per
certi versi mi piace di più. “Londra” alza il tiro
con un testo più impegnato incentrato su problemi sociali,
anche se lo stile ironico della band lo rende leggero, il brano è
elettronico con suoni orientali, la versione dub in questo caso è
più light e recupera l’andamento ondeggiante del brano
precedente, in questo caso preferisco la prima versione. “My
House” è cantata in inglese e la pronuncia non mi convince,
il pezzo non so bene perché ma mi ricorda i Righeira e il pop
elettronico di metà anni ottanta, la versione dub e sperimentale
e la trovo più interessante. “Dubbi” è una
canzone più ricercata a livello musicale, con un testo un po’
più profondo dei precedenti, la versione dub mi ha invece lasciato
indifferente. “Ferelta” gioca ancora la carta dell’ironia,
ipotizzando un’invasione aliena, la base elettronica rende tutto
molto plastificato e ancora una volta molto scanzonato, in fondo il
gruppo risulta anche divertente, la versione dub non cambia molto
le sorti del pezzo, lo rende solo un po’ più sperimentale.
I Raster hanno delle buone potenzialità, la loro ironia è
simpatica, anche se non mi sembra così pungente come si vorrebbe,
da un punto di vista musicale la loro proposta è più
complessa di quello che si potrebbe pensare ad un ascolto affrettato,
però ci sono esempi di spessore decisamente più elevato,
in fondo è musica di intrattenimento e in questo senso è
ottima, diverte e fa sorridere. Le versioni dub sono spesso più
intriganti dei brani originali, però non le ho trovate sufficientemente
creative, sono convinto che ci si poteva lavorare di più. GB
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