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ROCK NOT ROLL

CASTIGHI E PUNIZIONI

Dal libro del profeta Ezechiele (Capitolo 18, versetti 25-28)

Così dice il Signore: “Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque, popolo d’Israele. Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l’iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l’iniquità che ha commessa.
E se l’ingiusto desiste dall’ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà”.


Il popolo di Israele se la prende con Dio per la deportazione in Babilonia e il profeta Ezechiele viene mandato da Dio al popolo perché si converta e torni a Lui. Nel nostro caso ci capita la stessa cosa quando ci arrabbiamo con Dio perché non risponde alle nostre richieste e non fa quello che noi vorremmo da Lui.

Con estrema chiarezza Dio, attraverso il profeta, dice al popolo (cioè a noi) che la sofferenza non è opera Sua, ma è una derivazione diretta dell’operato stesso del popolo.

Molto spesso si dice che la religione ci obbliga a fare questo o quest’altro per avere in premio il Paradiso, ma le cose, come dice la Bibbia in molti passi, non stanno così. La fede in Cristo non è questione di cose da fare o da non fare e di punizioni terribili che Dio manda ai trasgressori, ma indica uno stile di vita che ci aiuti ad essere più vicini a Dio.

Se noi non cerchiamo Dio con tutto il nostro cuore non riceveremo un castigo da Dio, ma saremo noi stessi che ci condanneremo con le nostre azioni. Dio non ci obbliga a seguirlo, perché se noi rifiutiamo non ci punisce, siamo noi stessi che facciamo il nostro male.

Giancarlo Bolther

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