Nati in Germania nel 1992, sono diventati col tempo una delle band
più importanti dell’harcore punk. Hanno inciso cinque
album dal ’93 al 2000, anno dello scioglimento. Poi nel 2014
sono tornati insieme e questo è il loro settimo album. Il gruppo
è accostabile a Sick Of It All e Agnostic Front. Non è
un genere di cui mi sono occupato molto, anche se devo dire che la
potenza oltraggiosa che esprime mi ha sempre colpito. Riff di chitarra
secchi e molto anthemici, con ritornelli che pompano adrenalina. Di
certo non è musica rilassante.
Il disco apre subito con un brano durissimo, “My Demons”
è un pugno nello stomaco, la batteria è veloce con un
chitarra feroce e dietro un basso che pulsa con cattiveria. Su tutto
un cantato ai limiti dello scremo, ne esce un’istantanea densa
di rabbia, poco più di un minuto e mezzo di concentrato di
violenza musicale. Non meno efficace è la seguente “Fair
Play Overrated”, più cadenzata, ma non meno potente.
I brani sono tutti molto brevi e solo due superano i tre minuti. Musica
immediata, incalzante, dura e cattiva, che parla di periferie e di
emarginazione, non potrebbe essere diversa, quando la realtà
che rappresenta non è meno intensa. I brani scorrono veloci
e implacabili, con un buon senso d’insieme, melodie facili,
ereditate dal punk, che entrano subito in testa e alimentano cori
sguaiati come in “The Outcast’s Voice”, che coinvolge
in un ritmo ondeggiante. Non è musica per tutti, occorre una
buona dose di incazzatura per lasciarsi trasportare, ma di questi
tempi non è nemmeno così difficile raggiungere il climax
giusto. I singoli brani scorrono molto velocemente e ad un certo punto
emerge più il senso d’insieme dei singoli titoli. Con
poche deviazioni dalla direzione di marcia intrapresa fin dall’inizio.
Anche se ci sono pezzi che mi piacciono di più come “Distractions”
o come la tribale “Remembrance”, brani che riesco a convogliare
in poche note un’energia devastante. Solo in chiusura troviamo
una ballata, “Cowboy Song” mostra una band capace anche
di rallentare.
Non tutti possono reggere questa forza d’urto. Un disco che
è un vero inno di guerra urbana dall’inizio (fin quasi)
alla fine e non si fanno prigionieri. Un impatto frontale da cui è
difficile sottrarsi. GB
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