La musica è un mezzo di comunicazione altamente variegato.
Con essa si esprimono diversi stati d’animo o pareri, oppure
storie o sensazioni, un mezzo emotivo con cui comunicare le proprie
idee. C’è chi lo fa “seriamente”, ma ci sono
anche coloro che vivono le vibrazioni sonore con goliardia e con puro
divertimento. I Saesciant sono di Roma, un quartetto che ha gia alle
spalle una notevole storia live e diversi singoli, mentre “Andiamo
A Zanzibar” è il disco d’esordio. Conosciuti gia
al pubblico grazie a dei passaggi radiofonici, Marco Pofi (Voce e
Chitarra), Umberto Cutillo (Basso e Voce), Carlo Zambon (Chitarra,
Tastiere e Kazoo) e Gabriele Morcavallo (Batteria), suonano con intellettuale
ironia ed un gusto per il cantautorato altamente spiccato. Informali
con equilibrio, fuggono dalla nostra realtà per necessità
di divertimento, quello che riescono a trasmettere all’ascoltatore
grazie a dieci brani dalle mille influenze. Tanti i punti di riferimento,
da Rino Gaetano a De Gregori, passando per il Reggae oppure per l’Hard
Rock dei Led Zeppelin. Alla fine ne scaturisce un suono altamente
personalizzato, uno stile indefinito ma pur sempre dotato di una propria
spina dorsale.
Personaggi curiosi, donne come Valentina (che vuole un tiro di…)
oppure Giovanna, brani come “La Globalizzazione” e “Nicotina”che
potrebbero essere benissimo usciti dalla chitarra di Ivan Graziani,
sono intriganti e fanno muovere il piede a tempo di musica.
Ma sono poi così “alternativi” i Saesciant? Se
andiamo ad analizzare l’operato, in fondo non è altro
che quello che ognuno di noi ha dentro represso, quel bambino divertito
che vuole fuggire per divertirsi. Non a caso per i nostri è
bello andare a Zanzibar. Tuttavia i testi restano sospesi in equilibrio
fra ironia e realtà. Attenzione, non confondete questo Rock
goliardico, con quello composto da Elio, diciamo che per certi versi
potrebbero esserci dei punti di contatto, ma l’ironia stile
Gaetano è quella che qui prevale. Una buona tecnica strumentale
ed una produzione sonora più che discreta, fanno accrescere
di un punto il gradimento di questo album.
E’ una musica che accomuna, diverte e fa cantare, ma allo stesso
tempo anche pensare. Qualità d’insieme per un risultato
che consiglio a tutti coloro che godono dell’ironia tipicamente
italica, oggi più che mai ne abbiamo bisogno… Come si
dice…canta che ti passa. Sapete cosa vi dico? Andiamo a Zanzibar
che è meglio. MS
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