Dalla Norvegia stanno emergendo molte realtà artistiche di
altissimo spessore, un po’ come è successo in Svezia,
e questi freakettoni sono l’ennesima conferma di una scena musicale
in pieno fermento. Grazie anche al lavoro di case di produzione come
la Karisma, che sta svolgendo un’opera di divulgazione e sostegno
veramente lodevole. Questi sciamani del rock sono al secondo album,
il primo è uscito nel 2016, e già sento il forte impulso
di andarlo a recuperare.
Autori di un rock psichedelico molto duro, contraddistinto da strutture
musicali complesse per cui sarà molto apprezzato anche dai
cultori del prog, ci deliziano con questa raccolta di sette brani,
dove ascoltiamo un mix pazzesco di idee, che assalgono l’ascoltatore
con un vortice di passaggi emozionanti. Si parte col brano eponimo
e subito troviamo un giro concentrico che cresce di intensità
e che mi ricorda la forza espressiva degli Anekdoten, anche se qui
il contesto è più psichedelico e acido. Poi quando parte
il cantato emergono la cultura e la passione musicale di questi artisti,
non è un caso infatti se il terzo brano “Steely Dan”
si rivolge chiaramente alla storica formazione di Donad Fagen. Quindi
la band passa dall’irruenza focosa alla poesia di “Ease
of Mind”, dimostrando di avere una buona apertura mentale e
una visione ampia della musica. La complessa “Traveller”
da sola vale il costo del disco. Comunque tutto il lavoro è
un concentrato favoloso di grande musica.
Diverse volte è stata usata la frase “se questo disco
fosse uscito negli anni x sarebbe diventato un classico…”.
In questa occasione è davvero azzeccata, alla faccia di chi
dice (o pensa) che oggi non vengano più realizzati dischi di
valore. Mi voglio sbilanciare, questo disco surclassa molti “classici”.
È chiaro che difficilmente lo avremmo avuto se quei classici
non fossero esistiti ma ribadisco che è un vero capolavoro
degno delle vostre discografie. Il rock è morto? Se il risultato
è questo mi viene da dire “per fortuna”! GB
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