Secondo album per i finlandesi Sham Rain, un gruppo dedito ad un gothic
etereo e molto ottantiano che all’attivo ha anche un paio di
mini cd. Il sound di questi artisti pesca a piene mani dagli anni
ottanta, ma il risultato non risulta assolutamente datato perché
mediano certe melodie tipiche di quegli anni con un’attitudine
molto moderna, vicina al gothic metal più riflessivo e malinconico.
Provate ad immaginare un incrocio fra i Depeche Mode e gli HIM tanto
per avere un’idea, seppur vaga, del tipo di musica che vi attende
in questo cd.
Già il disco di debutto ci aveva mostrato una band dotata di
personalità, ma questo nuovo lavoro mostra un progresso notevole
sia dal lato songwriting che dal sound. Si parte subito con atmosfere
lente e cariche di suggestioni malinconiche, con un titolo che è
tutto un programma “Into Nothingness”, una traccia che
pian piano ti cattura col suo crescendo ipnotico e tribale e le sue
sonorità sospese. Le chitarre di “Still Aeon” sono
maledettamente ottantiane, anche se il ritmo è molto più
rock, un perfetto esempio di quanto dicevo in apertura. “To
Leave” è una ballata non particolarmente originale, ma
funziona. “Aura” è un lento etereo, abbastanza
sofferto. Solo un po’ più ritmata risulta “Slow
Motion”, si respira sempre quell’aria ottantiana con delle
belle melodie vocali. “The Missing Pieces” è un
altro pezzo atmosferico ed etereo bello, ma che non aggiunge molto
a quanto già proposto. Sulla stessa linea le due tracce successive,
per finire con “The Empty Flow” che riporta un po’
di energia ed è questa la dimensione che preferisco di questo
gruppo.
Il disco è partito molto bene, poi nella seconda metà
si è un po’ adagiato a livello compositivo, ma resta
un lavoro altamente godibile e sopra la media delle produzioni attuali.
Gli Sham Rain sono un gruppo in crescita e sono sicuro che il prossimo
lavoro sarà ancora meglio. GB
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