Phil
Mogg fa parte di quella generazione di irriducibili, già voce
dei gloriosi UFO oggi si è rimesso in gioco con questo gruppo
nuovo di zecca per dimostrare che ha ancora molto da dare. La formazione
comprende il chitarrista Jeff Kollman (Mogg/Way, Cosmosquad, Edwin
Dare), il drummer Shane Gaalaas (MSG, Glenn Hughes, Yngwie Malmsteen,
Uli Jon Roth) e il bassista Jimmy Curtain, un team davvero agguerrito
ed energico.
La musica non poteva essere che un hard rock sanguigno, ma non nostalgico,
un crocevia tra i lavori solisti di Mr Glenn "Voice of Rock"
Hughes e Bruce Dickinson (da cui non si può certo dire che
Mogg abbia copiato!!!), con grandi dosi di blues rock. La voce di
Mogg è sempre calda e potente, in altre parole è in
piena forma ed è un vero piacere poterlo ascoltare in questo
nuovo progetto, non c'è un solo brano dove la sua interpretazione
non sia intensa.
Fin dall'iniziale e rocciosa "Overload" i riferimenti a
Hughes sono fin troppo evidenti, mentre "Driven" è
un po' più originale, coniugando ritmo e malinconia. La traccia
che da il titolo all'album è un lento ancora molto malinconico
ed emozionante, una riflessione amara sulla vita di tutti i giorni
che è un po' il tema comune agli undici brani di questo ottimo
debutto. La grinta riemerge in "Song Keeps A Coming", anche
se vale il discorso fatto per il brano di apertura. Nel gioco di alternanza
fra energia e inquiete riflessioni segue "Clap Hands", una
ballad metà acustica e metà elettrica con un bel crescendo
e un ottimo riffing, nervoso e ispirato. In "Bad on Bad"
i seventies riemergono con tutta la loro carica esplosiva e ancora
una volta è il chitarrismo nervoso di Kollman a farsi apprezzare,
ma la sezione ritmica è perfettamente all'altezza e la si può
apprezzare pienamente in "After Glow".
Dancing With St. Peter è un album di fede e di passione, uno
di quelli buoni per tutte le stagioni. Per me questo è un disco
da amare e basta. GB
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