Rock Impressions
 

  INTERVISTA A MIKE SPONZA
di Giancarlo Bolther


Ciao Mike, ti va di fare un riassunto della tua carriera per i nostri lettori che ancora non ti conoscono?
Suono blues sulla chitarra da 25 anni. Mi sposto in quasi tutta l'Europa. Non credo nel patto con il diavolo. Canto, scrivo e produco. Ho fatto, come molti musicisti, dei pellegrinaggi negli Stati Uniti e sono tornato indietro. Faccio tutto ciò che posso per essere all'altezza della musica che suono. Tutto il resto, come si dice dalle mie parti, "xe ciacole" (chiacchiere)


Qual è stato il tuo primo modello di chitarra acquistato?
A parte la prima chitarrina da 50mila lire comprata per capire se ce l'avrei fatta o no... il primo strumento serio è stata una Fender Telecaster, nel lontano 1983.


So che ti sei “sudato” alcune chitarre che ti accompagnano sempre, ce ne vuoi parlare (della loro “storia”, ma anche delle loro caratteristiche)? Mi sembra che tu ami particolarmente modelli di chitarre vintage, secondo te suonano meglio di quelle realizzate oggi, se si, quali sono le differenze che riscontri?
Ho sempre comprato e venduto strumenti, ma mai con fini collezionistici, solo per arrivare ad altri che mi interessavano... quelli che uso oggi sono frutto di una "scrematura" durata 25 anni... Ho tre elettriche tutte semiacustiche - che preferisco alle solid body per amore del feedback, e perchè essendo più grandi nascondono efficacemente i chili di troppo... Una è con con me da 21 anni, una Guild Manhattan comprata quando ero ancora al liceo, sudatissima e sulla quale mi sono formato come chitarrista: basterebbe avere questa... è uno strumento incredibile che passa dal jazz all'hard rock e che ormai conosco perfettamente. Ormai è vintage... ma le due vere chitarre d'epoca sono due Gibson: una ES-345 del 1959, appartenuta a Guido Toffoletti (il grande uomo di blues veneziano scomparso nel 1999) ed una ES-330 del 1964. Le uso sempre, è l'unico modo per tenerle sempre in forma. E fra l'altro hanno un suono super. Si, le chitarre vintage suonano meglio di quelle nuove. Non c'è storia. Le differenze sono costruttive, ma anche di storia e good vibes, e quando invecchiano "well-loved" migliorano sempre di più. Ho anche una Rickenbacker 12 corde, un Dobro del '64 ed una Guild acustica. Uso un ampli Mesa Boogie MK1 ed un Twin Reverb del '66.


 
 

Parlami adesso del tuo stile chitarristico, tu ti definisci un artista di blues contemporaneo, come si esprime da un punto di vista di stile questo, è solo un modo di comporre o è anche un modo di suonare?
E' un modo di concepire il blues con il massimo rispetto per questa musica. Il blues è rivoluzionario, moderno, al passo con i tempi, guarda avanti senza rimpianti. Quando Muddy Waters ha iniziato ad usare la chitarra elettrica ha compiuto un gesto innovativo. Sinceramente chi ripropone i soliti sound anni '50, anche vantandosi di ricreare atmosfere dell'epoca, mi fa un misto di pena e simpatia, ma fondamentalmente ritengo non abbia ben compreso come stanno le cose.


Tu suoni blues contemporaneo, ma secondo te ci sono ancora spazi per rinnovare questo genere musicale che ha già una lunga tradizione e se si, come?
Ci sono spazi enormi per rinnovare quotidianamente il blues. Nei testi, nella ritmica, nella ricerca armonica. E sempre rispettando il linguaggio musicale del blues.



 
   
 

Dove e quando nasce il progetto Kakanic e cosa significa il nome?
Il progetto nasce dalla scoperta della parola KAKANIC, un termine inventato dallo scrittore austriaco Musil, che raggruppando due termini tedeschi (Kaiser+Koenig, K. und K.) indicava tutto ciò che gravitava in area mitteleuropea durante il periodo degli Asburgo. Secondo me, quel periodo ha rappresentato una sorta di primo esperimento di Unione Europea (anche se l'imperatore comandava su tutto), e comunque, ancora adesso, il collante tra i popoli del centro europa proviene da quella situazione geopolitica. Nel 2004 ho capito che ero un musicista "kakanico" e sono partito da questa idea.

So che dietro al progetto ci sono molti significati, non solo prettamente musicali, ma culturali in senso ampio, politici e sociali, puoi specificare meglio quali sono e quello che vuoi dire a chi ti ascolta? Ci sono dei feedback al progetto che ti arrivano da ambienti non musicali?
Incredibilmente stanno uscendo recensioni del progetto su giornali anche di stampo politico, che si interessano agli aspetti culturali sociali del mio progetto. E' indiscutibile che ci sono prospettive di vista extra musicali sull'operazione Kakanic Blues, spero che se ne parli maggiormente. Si parla tanto di tolleranza e integrazione... venissero tutti a Trieste e scoprirebbero l'inutilità di queste parole, superata da secoli di normale convivenza quotidiana tra etnie, religioni e lingue diverse.

Quanto tempo c’è voluto per realizzare i dischi del progetto Kakanic e quali difficoltà hai dovuto superare?
Per ognuno dei progetti c'è voluto più di un anno ciascuno. Più che difficoltà si tratta di affrontare questioni logistiche, organizzative ed economiche....

Cos’è che ti ha spinto (da un punto di vista puramente artistico) a collaborare con tanti artisti diversi?
Sono uno schizofrenico musicalmente. Al mattino mi sveglio ascoltando Robben Ford, proseguo con Tom Jones, pranzo con i Black Rebel Motorcycle Club e finisco la serata con Ramsey Lewis.... ho avuto una preparazione da bravo studente di musica che doveva ascoltare di tutto... e mi piace di tutto. I miei ospiti riflettono questo... chi viene dal jazz, chi dallo straight blues, chi dal rock...

Oggi le collaborazioni tra artisti si stanno diffondendo sempre più, la tua è diversa dalle altre o si tratta di un unico movimento di avvicinamento fra popoli e culture?
E' un'operazione musicale ed artistica ed anche di avvicinamento tra popoli diversi come ce ne possono essere in ogni campo. Semplicemente, nel blues, sono il primo ad averla fatta... Nella musica classica sarei in ritardo di almeno 250 anni...

Mi avevi anticipato che stai progettando il terzo capitolo e che ci sono delle novità sostanziali, puoi dirci qualcosa di più?
Il progetto è in partenza, ma per ora è un po' top secret.

 
 
 

Mi piacerebbe che tu ci raccontassi qualcosa di come hai conosciuto Carl Vehreyen, di come siete diventati amici?
Ho conosciuto Carl tramite un giornalista musicale (Riccardo Cappelli di Chitarre). Dovevo partecipare ad un grosso festival musicale con la formazione centro europea, e ho avuto l'occasione di poterlo ospitare.
Poi da cosa nasce cosa.... ha partecipato al dvd registrato quella sera, e poi al cd del 2007. Una gran persona in primis, ed un musicista senza pari.

Che interesse c’è in Italia verso il blues oggi?
Ogni musica che parla con chiarezza e onestà a chi ascolta, trova un suo pubblico. È assolutamente necessario però rendersi conto che ci deve essere un contatto con la realtà della gente e che NON HA SENSO pensare di essere poveri, schiavi che raccolgono cotone, senza una donna, ed alcolizzati per fare del blues. Basta con queste cazzate...

Svolgi la tua attività live prevalentemente all’estero, quali sono le differenze sostanziali che trovi fra la nostra situazione concerti e quella all’estero?
C'è abbastanza omogeneità. All'estero c'è forse più schiettezza, meno burocrazia e un po' più di "rock'n'roll attitude".

Qual è la soddisfazione artistica più grande che hai ricevuto?
Sapere che ad un barbecue a casa di Carl Verheyen, Larry Carlton e Robben Ford hanno apprezzato il mio cd!

Riesci a vivere con la musica ho hai altre occupazioni?
Vivo di musica. Ho un'azienda di music provider e lavoriamo in tutto il mondo.

Che peso ha la tua famiglia nella tua vita artistica?
E' lo stimolo principale per migliorare sempre di più. Tutto ciò che faccio lo faccio per i miei figli. Il resto non mi interessa. Ho una moglie che ha imparato a sopportarmi e a vivermi accanto, anche quando sono on the road e a cui devo molto.

Secondo la tua sensibilità, quali sono i dieci dischi di blues che ami di più e che consideri più importanti?
Che domanda difficile... al primo posto in assoluto ci va
- JOHN MAYALL with ERIC CLAPTON del 1966, immancabile in ogni scaffale di un bluesman europeo ed ancora fonte di ispirazione per il sottoscritto.
- Poi ti direi...HARD AGAIN di Muddy Waters,
- RIGHT PLACE WRONG TIME di Otis Rush,
- ELECTRIC LADYLAND di Jimi Hendrix,
- KING ALBERT di Albert King,
- SOULTRANE di John Coltrane,
- GUESS WHO
- e LIVE AT THE APOLLO di B.B. King,
- BRING 'EM IN l'ultimo di Buddy Guy,
- REPTILE di Eric Clapton...
- poi serve un cd di Jimmy Smith,
- uno di Wes Montgomery,
- REVOLVER dei Beatles,
- un FREDDIE KING.
Per un cantante bianco suggerisco una selezione di TOM JONES che quando canta il blues non ce n'è per nessuno...

Vuoi chiudere con un saluto particolare…
Amici... seguite il blues, curiosate tra le band moderne europee... la verità è continentale...

Recensioni: Kakanic Blues 2.0

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