Ci sono molti modi per conoscere l’America per chi non può
viaggiare, ad esempio attraverso la letteratura, la cinematografia
e fra i più suggestivi c’è sicuramente la musica
e quella dei cantautori è davvero molto rappresentativa, perché
unisce la poesia, basta pensare a Dylan, all’arte di rappresentare
storie attraverso i suoni, che quando sono ispirati diventano vivide
immagini. Di cantautori ce ne sono molti e di questi pochi riescono
ad emergere e a valicare i confini di un paese sconfinato. Difficile
dire cosa determina il successo di un nome piuttosto di un altro,
emblematico è il caso di Sixto Rodriguez, ma mi piace ricordare
anche quello di Calvin Russell, percorsi diversi, ma tutti tesi a
mostrare che la realtà a stelle e strisce non è l’autostrada
dei sogni che volevano farci credere dagli anni ’50 in poi.
Le canzoni che compongono questo disco sono in stile folk rock, possono
ricordare una versione un po’ più country di Bruce Springsteen,
o un Calvin Russell più morbido e roots rock. La voce pulita
di Spring è suggestiva, esprime una malinconia pacata, che
riverbera anche dai testi, spaccati di vita che hanno portato l’autore
ad ottenere diversi riconoscimenti e premi, poesie musicate che toccano
l’anima. Gli States sono un paese ricco di contraddizioni, che
spesso per noi è difficile capire, per questo servono artisti
come Colin, che senza tanti fronzoli ci parlano di un quotidiano spesso
lontano da quello che possiamo credere. Belle canzoni in cui il cuore
è sempre in primo piano.
Le ballate di Spring sono delle pennellate efficaci di un mondo che
abbiamo imparato ad amare ancora prima di conoscerlo, adesso abbiamo
anche la possibilità di una migliore consapevolezza. GB
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