Una copertina di Rodney Matthews è il biglietto da visita di
questo secondo disco degli irlandesi Stormzone, per la verità
anche quella del primo album portava la sua firma, e subito viene
in mente un heavy rock epico e trascinante ed in effetti la miscela
proposta da questi musicisti è una via di mezzo fra gli Iron
Maiden e i Magnum, molto metal anni ’80 quindi e lo fanno con
uno spirito battagliero contagioso. La verve del gruppo ha guadagnato
subito la possibilità di aprire per gruppi leggendari come
gli Y&T, White Lion e Tesla, mentre Neal Kay (che aveva a suo
tempo lanciato proprio i Maiden) li trasmette regolarmente con la
sua radio. Infine il loro producer è Jess Cox, il primo singer
dei Tyger of Pan Tang, altro pezzo di storia della NWOBHM.
L’album sprizza energia ad ogni solco, l’incipit della
title track non lascia dubbi, è un perfetto crescendo di metal
epico, che ci cala subito in atmosfere avvincenti. Belli i cori e
bello l’assolo di chitarra, sembra di essere tornati indietro
nel tempo. Molto bella la voce pulita di John Harbinson, degno erede
dei singer ottantiani, che si fa apprezzare brano dopo brano. “Secret
Gateway” è meno enfatica della precedente, ma non è
meno bella. Anthemica e corale è “The Memory Never Dies”,
mentre “Immortal” gioca più sul lato epico della
band, che comincia però a girare su se stessa. Il gruppo riparte
con la teatrale “The Legend Carries On”, dove da una buona
prova compositiva, uno dei momenti migliori della prima parte di questo
disco. Da questo punto il disco si mantiene sui livelli consolidati,
c’è ancora qualche zampata, ma per lo più il songwriting
si standardizza un po’ senza mai scadere però in banalità.
Questi Stormzone sono dei nostalgici degli anni ’80 e visto
che ci sono tanti revival, sarebbe anche il momento di recuperare
certe sonorità, certo non c’è originalità
in questo disco, ma tanta passione si, per qualcuno basta, altri storceranno
il naso, ma comunque questo è un disco che piacerà a
chi ha amato la NWOBHM. GB
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