Rock Impressions

SWANS + ANNA VON HAUSSWOLFF - Live at Orion, Fiumicino (Roma) 06/11/16
di Giancarlo Bolther


Gli Swans sono una band storica, che dagli anni ’80 ha fatto della sperimentazione noise una bandiera. Nonostante la loro proposta sia stata sempre ostica, hanno trovato un loro pubblico, che anche ieri sera ha voluto essere presente alla data romana, anche se devo dire non particolarmente numeroso.

Sul palco dell’Orion in apertura è salita puntuale la cantante e organista svedese (per l’occasione suonava un sintetizzatore e altri strumenti) Anna Von Hausswolff. In apparenza minuta e delicata ha dimostrato una grinta e una forza interiore impressionanti. Particolare il suo stile di canto, che prevedeva molte grida e acuti e una certa disperazione di fondo. La accompagnano un chitarrista e un tastierista e percussionista. Musica apocalittica che qualcuno definisce come una versione molto dark di Kate Bush, a me ha ricordato vagamente anche Yma Sumac e Diamanda Galas. La verità è che i quattro brani di Anna sono stati molto suggestivi e scomodi al tempo stesso. Tappeti sonori dilatati oltre misura con i musicisti che intervenivano per creare dei moods altamente cupi.

Non è certo musica rilassante, ma è difficile restare indifferenti alla carica passionale di questa ragazza. Di sicuro è un’artista originale dotata di grande personalità, ma per avvicinarsi alla sua musica occorre accettare il rischio di lasciarsi invadere da una forza disturbante. Ammirevole il coinvolgimento emotivo che Anna ha espresso mentre interpretava i suoi brani. Durante uno dei quali è stata raggiunta sul palco da Christoph Hahn degli Swans.
Anna Von Hausswolff live at Orion
Anna Von Hausswolff live at Orion
Anna Von Hausswolff live at Orion

Dopo il consueto cambio di palco è toccato alla band americana, che è salita senza tante cerimonie. Michael Gira e compagni hanno preso posto ed hanno iniziato con un brano monocorde, che lentamente cresceva di intensità. Gira ha tenuto le spalle al pubblico per quasi tutto il pezzo e sembrava agire come un direttore d’orchestra nel regolare l’ingresso e l’intensità crescente dei singoli musicisti. Come consuetudine della band i volumi erano esorbitanti, infatti all’ingresso sono stati distribuiti tappi per le orecchie e devo dire che in alcuni momenti dello show non sono nemmeno bastati ad arginare l’onda sonika prodotta. Il concerto è durato per oltre due ore con solo sei brani, tutti presi dalle ultime produzioni, quindi si è trattato di partiture molto dilatate.

Buona parte del pubblico era entusiasta ed ha risposto con grande calore, ma c’è stata anche una buona fetta che ha lasciato il locale molto prima della fine dello show. Ognuno può fare le considerazioni che vuole, ma io ero allibito, quasi tutti i brani erano eseguiti su una singola nota ripetuta fino allo sfinimento. Dei sei musicisti sul palco solo il tastierista faceva cose diverse e sempre dissonanti, Hahn forse faceva delle variazioni, ma usando la lap guitar non vedevo bene le mani, poi il batterista, che non faceva note, faceva qualche variazione, ma davvero molto poche, più che altro aumentava l’enfasi di certi momenti. Intanto Gira, il bassista Pravdica e il chitarrista Westberg tenevano imperterriti la stessa singola nota in modo ipnotico e alienante. In certi momenti sembrava più la celebrazione di un rito pagano, con il leader che salmodiava con una voce al vetriolo dei testi incomprensibili. Nel mentre era come se cercasse di mandare con le mani un flusso di energia sul pubblico. Non sapevo se ridere o mandarlo a quel paese. Oltre due ore di NON musica, che aumentava o decresceva in intensità, ma che restava di una monotonia sconfortante.

Swans live at Orion
Swans live at Orion
Swans live at Orion
Swans live at Orion


Allora per cavarmela ho cominciato a immaginare la band in sala prove a mettere giù un brano nuovo... “questo in che nota lo facciamo???” oppure a uno gli scappa una seconda nota e Gira puntualmente va fuori di cranio e sbotta: “what a fuck are you doing???” e l’altro “it wasn’t that bad...”, “holy shit, take out the second note, motherfucker!!!” oppure “Fuck off!! il DO de panza l’abbiamo già usato tre volte!!!” (intraducibile).

Personalmente amo le sperimentazioni e il coraggio di proporre musiche non convenzionali, ma ieri sera ho assistito al concerto più insulso ed offensivo che mi sia mai capitato.

È chiaro che si tratta di un parere strettamente personale e avrei potuto reggere un singolo brano fatto in questo modo, l’avrei trovato anche originale e intrigante, ma non tutto un concerto di ben oltre due ore. Ogni espressione musicale trova un suo pubblico e degli ammiratori, ma sono convinto che non tutte le “ricerche” musicali siano definibili come musica. GB



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