INTERVISTA
AI TENHI (versione inglese)
di Giancarlo Bolther
Ciao Tyko, per cominciare ci vuoi raccontare qualcosa su come vi siete
formati?
Nel 1996 scrissi tre canzoni per realizzare il primo demo
dei Tenhi, in seguito queste canzoni sono state registrate insieme
con Ilkka Salamine nel 1997. Grazie a questo demo siamo riusciti a
firmare un contratto con la tedesca Prophecy Productions, con cui
siamo ancora sotto contratto. Poco tempo dopo è entrato in
formazione anche Ilmari Issakainen e attualmente noi tre formiamo
il cuore creativo del gruppo. Quindi quest’anno cade il nostro
decimo anniversario e per noi è una ricorrenza speciale.
Hai
parlato del “cuore creativo”, mi puoi raccontare come
nascono le vostre canzoni?
Spesso mi viene un’idea per una canzone ancora prima
che abbia iniziato a comporla. Si può trattare delle sensazioni
che deve far provare il tema principale del pezzo, o un’idea
visiva di uno scenario che mi ispira, o più semplicemente può
essere un’idea relativa ad un particolare strumento. Molte di
queste idee nascono in modo accidentale e del tutto inconsapevole.
Per comporre uso il pianoforte o la chitarra, ma poi spesso sostituisco
questi con lo strumento che mi sembra più adatto per ottenere
il feeling che il brano vuole esprimere, questa sostituzione diventa
chiara quando insieme passiamo alle fasi di mixaggio e produzione
dei brani. Il brano resta in una fase di continui cambiamenti fino
alla fine, fino a quando è pronta per essere messa sul master.
Quanta tradizione e quanta modernità si trovano nel
vostro sound?
Anche se spesso cerchiamo di proporre un “old traditional
feeling” con gli strumenti, siamo un gruppo moderno e non vogliamo
essere ancorati per forza di cose ad una certa tradizione, nemmeno
alla nostra. Ci piace abusare dei nostri strumenti molto a lungo per
cercare dei suoni nuovi e interessanti.
Avete scelto di cantare nella vostra lingua nativa, non pensate
che il pubblico possa preferire un cantato in inglese?
Molto probabilmente potremmo vendere molti più dischi
se dovessimo cantare in inglese, ma il finnico è uno dei componenti
fondamentali della nostra musica, è parte del nostro sound
e abbiamo scoperto che la gente lo trova eccitante e esotico. Non
credo proprio che cambieremo. Probabilmente sarebbe interessante fare
qualcosa in inglese, ma non come Tenhi, magari in qualche altro progetto
futuro.
Di cosa parlano i vostri testi?
I testi che ho scritto per Maaäet sono dei racconti,
dei pensieri e delle interpretazioni di alcuni stati d’animo.
Spesso li rivesto di elementi presi dalla natura, o almeno cerco di
collegarli a questi. In questo album sono molto orientati alla persona
e son più dark che in passato. Cerco anche di usare delle parole
che derivano dall’inglese in modo che queste o anche intere
frasi possano evocare qualcosa in chi ascolta. Un altro dei miei obbiettivi
è di scrivere dei testi “visivi” che, insieme alla
musica, vogliono creare un’ambientazione o comunque una specie
di posto che può essere visto con gli occhi interiori dell’ascoltatore.
In effetti a volte la vostra musica è piuttosto dark,
qual’è il messaggio che volete mandare a chi vi ascolta?
Di rendersi conto di cosa è veramente importante nella
vita, di approfondire i sentimenti e di avere un amore maggiore per
la natura. Il mondo moderno in cui viviamo è affetto dal materialismo
e questo ci sta uccidento tutti.
Secondo te qual’è la differenza principale fra
i vostri tre albums?
Ti risponderò con delle immagini visive, puoi immaginare
Kauan come un lago, Väre è come la tundra e Maaäet
è una foresta.
Siete alla ricerca di un risultato spirituale o estetico?
In un certo senso entrambe le cose. Io considero me stesso
più come un artista visuale che non come un musicista, in quanto
ho disegnato e dipinto per tutta la mia vita, mentre ho iniziato a
fare musica solo dopo essere diventato teenager. Così ho sempre
cercato di associare l’aspetto estetico alla musica, se è
quello che intendi.
Quanto tempo dedicate al gruppo, avete altri lavori o riuscite
a vivere con la musica?
Per quanto è possibile cercando di suonare, comporre
e scrivere testi, ma per il momento con il gruppo siamo fortunati
quando riusciamo a pagarci tutte le spese per strumenti e quant’altro.
Tutti noi stiamo studiando o lavorando nel campo dell’architettura,
dell’arte e del disegno. Però, insieme a Ilmari, stiamo
cercando di mettere in piedi una nostra casa di produzione dal nome
UTUstudio con la speranza di iniziare a lavorare nel prossimo futuro,
vogliamo produrre anche altri artisti. Abbiamo realizzato il secondo
album a nome Harmaa dal titolo Airut:aamujen (che è il secondo
capitolo della saga Airut:sage, che è cominciata con Airut:ciwi
dei Tenhi), è stato circa un anno fa, ma speriamo di ristamparlo
con la Prophecy Productions che è la nostra attuale etichetta.
Farete un tour a supporto del nuovo album?
Certamente, sarà un tour molto speciale con solo tre
chitarre acustiche e un violino. Ma per il momento non c’è
ancora niente di definitivo, speriamo però di avere la possibilità
di venire anche in Italia. Desideriamo davvero molto poter venire
nel vostro paese.
Cosa caratterizza le vostre esibizioni live?
È abbastanza simile a quanto puoi ascoltare sui dischi,
il feeling è sostanzialmente calmo e nebbioso, un combattimento
fra ombre e momenti luminosi. Non c’è spazio per molto
head banging, pogo o stage diving (risate).
Cosa mi puoi raccontare della scena musicale del vostro paese?
Ovviamente la Finlandia è piena di grandi gruppi Metal,
ma negli ultimi due anni è molto cresciuto l’interesse
anche per il nostro tipo di musica. Ci sono vari artisti interessanti
come gli October Falls, che anche loro hanno come strumento principale
la chitarra acustica. Comunque per adesso no c’è nessuno
che faccia qualcosa di simile al nostro repertorio.
I fans del prog vecchia scuola di solito considerano i gruppi
di oggi come “regressivi”, perché mancano di innovazioni
e creatività e perché sembrano guardare più al
passato che al futuro... cosa ne pensi?
Li capisco, mi chiedo spesso dove certi gruppi possano trovare
l’energia per copiare altri artisti o per suonare qualcosa che
è stato già fatto molti anni fa... chiariamoci, amo
i gruppi del passato e il percorso musicale che ci hanno fatto fare
e che ci ha guidato nel nostro cammino artistico, ma al tempo stesso
dobbiamo rispettare e mantenere le distanze dalle radici, dobbiamo
trovare nuove strade per far rifiorire la musica, certo cercare nuove
strade espressive e fare cose che non sono mai state fatte prima può
anche essere solo un obbiettivo e restare nelle intenzioni. L’importante
è che si cerchi di mettere nella musica anche solo un po’
del proprio e cercare di ottenere un risultato personale.
Che musica ti piace ascoltare, quali sono i tuoi gruppi preferiti
di oggi e del passato?
Non posso farti un elenco di tutti i miei gruppi preferiti,
ma giusto per nominarti quelli più famosi, per i quali nutro
da sempre un grande senso di rispetto posso citare Nick Cave, Tom
Waits, Glenn Danzig e Jim Morrison.
Cosa significa per te il Paganismo e sei “pagano”?
Non ho mai fatto parte di nessuna confessione o credo e tutta
la mia famiglia e i miei parenti sono molto atei. Le tradizioni pagane
mi interessano come fonte di ispirazione, ma non sono un pagano in
senso di appartenere ad un movimento religioso. Più che altro
mi interesso di tutte le religioni e delle tradizioni del passato
da un punto di vista storico, perché mi piace studiare le origini
delle varie culture.
Nella vostra musica ci sono molti riferimenti folk e tradizionali,
mi puoi dire qualcosa di più?
Mi sono appassionato alla vecchia musica folk e tradizionale
quando ho capito che questa era chiaramente radicata alla storia e
all’origine dei vari paesi o anche solo di determinati piccoli
posti o comunità. Attraverso la musica i popoli hanno tramandato
le loro tradizioni alle nuove generazioni, è stato una parte
di un processo sociale comune e rituale. Mi interessa per imparare
a conoscere le altre culture e specialmente la mia stessa.
C’è una lunga tradizione di artisti che suonano
musica medievale e folk: Jethro Tull, Gryphon e Horslips negli anni
’70, Dead Can Dance e molti gruppi gothic dagli anni ’80
ad oggi… conosci questi gruppi e i loro dischi?
Si, alcuni di loro li conosco, ma gli artisti che fanno della
buona musica folk sono molto rari da trovare, molti sono zoppicanti
in alcuni aspetti. Io propendo più per i gruppi più
oscuri e gotici.
Oggi c’è una scena molto vitale legata alla musica
folk, siete collegati con questo mondo e con altri gruppi, c’è
qualcosa che vi piace?
Temo che noi siamo degli outsider per qualsiasi scena musicale.
Ovviamente siamo in contatto con altri gruppi, ma solo saltuariamente…
ci sono molti buoni gruppi di musica folk o neofolk, ma a noi interessa
solo fare la musica che ci piace. La musica in se stessa è
l’unica cosa che conta veramente per noi. Non mi interessa fare
delle amicizie solo per poter far parte di determinati circoli o scene.
Per me sono cose che non hanno importanza.
Qual’è stata la soddisfazione più grande
che avete ricevuto nella vostra carriera musicale?
Tutto quanto. Poter scambiare le mie visioni attraverso la
musica. Comunque I feedback che abbiamo ricevuto dopo la pubblicazione
del primo album sono stati la sorpresa più grossa. Eravamo
usciti dall’anonimato e non avevamo nessuna aspettativa per
la nostra musica cantata in finnico ed abbiamo avuto delle recensioni
eccellenti e alla gente di un po’ tutte le parti il disco è
piaciuto. Abbiamo ricevuto lettere di fans dal Messico e dalla Corea
del Sud, davvero sorprendente.
Cosa pensate di Internet e dello scambio di files? Ne avete
paura o pensate possano essere un’opportunità per gli
artisti?
Generalmente non me ne interesso molto, perché credo
che i nostri fans compreranno comunque i nostri cds, o almeno lo spero.
Non penso che uno possa apprezzare la nostra musica allo stesso modo
senza poter avere fra le mani il booklet da sfogliare, con le immagini
e le traduzioni dei testi. Realizziamo noi stessi le covers per aggiungere
profondità alla musica, è una parte fondamentale del
tutto. Penso però che sia giusto che gli artisti possano percepire
i diritti ed essere pagati per il lavoro che hanno fatto. Io compro
sempre i dischi che mi piacciono, mi piace avere una piccola collezione
dei lavori che ammiro.
Hai una filosofia, la tua visione del mondo è…
Il mondo è fottutamente troppo materialista. Cercate
l’armonia.
Sentiti libero di chiudere con un messaggio.
Per poter fare un viaggio nella natura mettete le vostre
mani sul nostro nuovo album MAAÄET (madre terra). Fino ad allora
siate indomiti.
GB
Recensioni: Väre;
Maaäet;
Airut:Aamujen
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