Siamo al quinto album per questa band nordica che propone un sound
piuttosto originale, possiamo definirlo una via di mezzo tra i Black
Sabbath e i Magma. Una sorta di dark prog, che spesso lambisce la
psichedelia più acida e lo space rock.
Toni solenni e teatrali aprono il disco, A Thousand Starships sembra
una marcia epica che fa pensare ai poemi epici di Moorcock. Una delle
caratteristiche principali del sound di questa formazione è
la presenza del sax, che spesso è lo strumento più presente
nelle costruzioni melodiche, conferendo anche un’atmosfera jazzy.
Brani lunghi e visionari, con lunghe parti strumentali e momenti vorticosi
come nella trascinante Fame Everlasting. Questi due brani di apertura
sono molto convincenti. The Duel è dominata da un senso drammatico
che mette inquietudine. Poi arriva la poetica Briseis a lenire il
dolore, solo un breve momento, perché con la metallica The
Curse of the Atreides si torna a rockare, un brano comunque venato
di momenti tranquilli posti in chiusura, dove ancora è il sax
a prendere il sopravvento. Gli ultimi due brani sono quelli più
visionari e prog, però sono anche quelli che mi hanno convinto
meno. È mancato un pieno coinvolgimento, ho trovato prolisse
le parti strumentali.
Una band sicuramente originale con un sound distintivo, che ha proposto
interessanti partiture, ma che manca ancora di vero appeal per raggiungere
consensi che possano superare il confine degli appassionati più
esperti. GB |