L’immagine di copertina lascia pochi dubbi sulle intenzioni
di questa singer d’assalto dalla carriera folgorante. Nativa
di Glasgow Tippi studia musica e si fa notare con alcuni singoli entrati
nelle classifiche inglesi. Si esibisce spesso dal vivo, in particolare
è salita come guest sul palco di Paul Weller.
Questo è il suo album di debutto che è aperto dalla
hit “Boy”, un brano diretto, vagamente punk, che la presenta
come nuova rivelazione rock. Vi ricordate dei Blondie? In effetti
questa ragazza sembra la loro reincarnazione e la sua musica semplice
e diretta è fatta apposta per solleticare i pruriti di un pubblico
giovane che vuole musica per divertirsi senza dover pensare troppo
e in questo senso Tippi è perfetta. Quel che è certo
è che farà storcere la bocca a tutti quelli che di musica
ne hanno macinata tanta come il sottoscritto.
L’immediatezza dei brani proposti dalla grintosa scozzese all’inizio
mi aveva colpito subito, ma l’entusiasmo si è un po’
stemperato durante l’ascolto di tutto l’album. Inoltre
come non notare che il riff portante di “Some Things Never Change”
è identico a quello di “Born To Be Wild”? Possibile
che Tippi, che nelle sue influenze vanta tutti i grandi del rock,
non abbia mai sentito questo brano? La bio non parla di un particolare
tributo o di una personale rielaborazione e allora come è possibile
che nessuno si sia accorto della somiglianza?
Questo episodio mi ha molto infastidito, per il resto l’album
è molto scorrevole con più di una potenziale hit. Tippi
ha tanto talento, ma originalità davvero poca, musica fast
food che va bene per un’epoca e che ritroveremo più o
meno uguale fra qualche anno, solo che a proporla non sarà
più Tippi, ma una nuova giovane rivelazione. GB
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