La Psichedelia è nata verso la fine degli anni ’70, da
allora ha subito molti mutamenti, con un certo calo di consensi nel
tempo, ma senza mai sparire del tutto, una sorte che ha condiviso con
molti altri generi musicali, che hanno sempre trovato il modo di sopravvivere,
così non sorprende che oggi un’etichetta molto ricercata
come la Trail Records abbia voluto dedicare una compilation a questo
genere musicale, che ha ancora un certo seguito anche fra i musicisti,
in fondo vi è l’idea di fare musica in grande libertà
espressiva.
La raccolta presente è una collezione di band praticamente sconosciute,
provenienti da un po’ tutto il pianeta, è interessante
vedere come questa etichetta si sia preoccupata di dare spazio ad artisti
che difficilmente avrebbero la possibilità di far conoscere su
larga scala il proprio operato, ma la cosa più interessante,
come vedremo, è che non si tratta di psichedelia scontata, per
intenderci non sono i soliti cloni dei Pink Floyd.
La prima band viene dalla Germania e sono i Cosmic Vibrations con il
brano inedito “Aurora”, che spazia tra mantra rock e kosmiske
musik, c’è molto kraut e molta voglia di jammare, una buona
partenza. Dall’Inghilterra vengono i Tryptych con l’inedita
“Origins of Life”, che prende vita da un giro di tablas,
per poi sfiorare un trip hop ipnotico e onirico, suoni di acqua, spoken
words e tanto oriente in un mix esotico che ha un suo fascino. I The
Misteriosos vengono dagli USA e propongono “The Sun” dall’album
eponimo, un tappeto ritmico ipnotico prepara la strada ad un cantato
femminile spirituale, poi un crescendo fa aumentare sempre più
di livello il pezzo, tanta psichedelia. I Mouches A L’Orange vengono
dalla Bielorussia, terra musicalmente poco esplorata, sono un po’
più convenzionali dei predecessori, ma il loro brano “Sixty
Nine” è proprio fascinoso, suoni liquidi tutti da godere.
Altro paese suggestivo è l’Armenia, da qui provengono i
Deti Picasso, che ci offrono l’edita “Kele Lao”, uno
dei brani più prog della raccolta, che scomoda paragoni con la
scena svedese, fra Anglagard e Anekdoten a cui sovrappongono un cantato
tipico che aumenta la suggestione del pezzo, assolutamente da sentire
e finale a sorpresa. I Grey Mouse sono russi e l’inedita “Snow”
ci regala un momento di pura estasi onirica, fra rock deciso e quasi
muscoloso e suoni orientali in un crescendo decisamente settantiano.
Anche il nostro paese dà il suo contributo con i Plootoh, che
propongono l’edita “Caronte”, un brano sicuramente
floydiano, soprattutto nella chitarra, ma vi sono anche reminiscenze
neoclassiche, c’è anche il nostro prog che affiora, nel
suo insieme è un brano piacevole, ma poteva essere un po’
più coraggioso. I The Narcotic Daffodils vengono dal Belgio e
l’inedita “The Crazy Dwarf” ci rimanda a Ozric e Gong,
con ancora suoni dal sapore orientale, dati dal sitar, che si innestano
su un contesto rock più tradizionale. L’ultima sorpresa
arriva dalla Cina e sono i Zhaose con l’inedita “Fishing
For the Stars”, che è forse il brano più originale
dell’intera raccolta, quello che riserva le emozioni più
inedite, bello che sia stato messo a conclusione di questa pregiata
raccolta.
La musica psichedelica in fondo altro non è che la fantasia messa
al primo posto, in questa raccolta abbiamo un ampio spettro di come
possa essere interpretata, anche se i brani sembrano rispondere tutti
ad un gusto abbastanza somigliante, ma ogni band presente ha reso questa
raccolta una piccola gemma. GB
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