Rock Impressions

Subdivision SUBDIVISION - A Tribute to Rush
Magna Carta

I dischi tributo sono sempre delle operazioni che si prestano a riflessioni contrastanti, al primo posto c’è, o dovrebbe esserci, il valore dell’artista celebrato, al secondo posto c’è la presenza di artisti di spicco, non che questi siano meglio di altri ad eseguire le covers, ma almeno richiamano l’interesse dei rispettivi fans, al terzo posto sta l’esecuzione dei pezzi che può essere più o meno fedele, più o meno personalizzata. Volendo si potrebbe trovare anche altri aspetti, fra cui la scaletta, l’originalità dell’operazione e via discorrendo.

Tutti questi aspetti hanno il loro peso, allora vediamo come calzano con questo dischetto. Il gruppo celebrato sono i Rush e, se la memoria non mi inganna, questa è il secondo tributo che ricevono, parlare di quanto sono stati fondamentali per lo sviluppo del prog metal è solo un esercizio di stile perché è cosa risaputa. Gli artisti coinvolti sono parecchi a partire da Robert Berry che si è occupato anche dei mixaggi, di Terry Brown lo storico producer della band canadese, Sebastian Bach in un paio di brani, Randy Jackson dei mitici Zebra che ha una voce molto vicina a quella di Geddy Lee, poi troviamo sempre alle vocals Kip Winger, Jani Lane e Dave Brooks. Alla chitarra solista ci sono Daniel J., lo stesso Berry, Andreas Kisser, Dominic Cifarelli, Alex Skolnick e Vinnie Moore che si occupa anche di tutte le parti di ritmica. La sezione ritmica è composta dal grande Stuart Hamm e eda Mike Mangini, mentre alle tastiere ci sono Trent Gardner, Jeff Feldman e di nuovo Berry. Un bel mix di artisti che non mancano di fornire ottime prestazioni.

I pezzi quindi sono eseguiti con dovizia e passione con una scaletta ovviamente ricca, undici brani non bastano a raccontare le gesta del gruppo canadese, ma offrono comunque una bella panoramica. Oltre alla title track ci sono “2112 Overture / The Temples of Syrinx”, “A Farewell to Kings”, “Limelight”, “Different Strings”, Tom Sawyer”, “Bastille Day”, tanto per citarne alcune.

Sapete quindi a cosa andate incontro, il disco è ben suonato e vale i soldi spesi, ma penso anche che non sia proprio un prodotto imperdibile. GB



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