La
Projekt è un'etichetta che ha scelto una linea molto severa
e lontana da mode e da pruriti commerciali, pertanto ogni sua uscita
va valutata con la dovuta attenzione ed è il caso anche di
questa compilation, che propone tredici brani tratti da precedenti
releases della stessa etichetta lungo dieci anni di onorata carriera,
una specie di sampler che offre un discreto spaccato degli artisti
con cui lavora.
Aprono le danze i Mira, unica band presente con due brani, una formazione
delicata ed eterea che ruota attorno alla suadente voce della singer,
suoni raffinati e introspettivi non troppo originali, ma di un certo
fascino. Peter Ulrich propone atmosfere liturgiche e spirituali miscelate
a sonorità etniche, debitrici in gran parte a Dead Can Dance.
I Black Tape for a Blue Girl propongono un sound spirituale che, privato
di un contesto più esauriente, non dice molto. Bello il brano
dei Voltaire, che propone una trascinante traccia dall'insolito sapore
medioevale. Gli Audra rievocano atmosfere prettamente ottantiane,
un felice incrocio fra Echo and the Bunnymen e Bauhaus con un cantato
che ricorda anche gli Smiths, un ottimo brano ma un po' troppo fuori
tempo. I Lycia sono sulla stessa linea ma sono un po' più personali.
Bella anche la traccia dei Mors Syphilitica con il suo incedere sognante.
Fayman & Fripp, quello dei King Crimson, danno vita ad una traccia
elettronica dal sapore tibetano noiosissima, almeno per me che preferisco
soluzioni in possesso di contenuti e non dedite alla pura sperimentazione
di suoni freddi e poco espressivi. La soffusa e delicata traccia dei
Vidna Obmana è un po' troppo ambient per i miei gusti, ma possiede
un suo fascino. L'oscuro Steve Roach propone la propria elettronica
maligna, che possiede un certo carisma, ma che è anche molto,
troppo ripetitiva. In chiusura speravo di trovare una traccia più
allegra e invece abbiamo un altro brano meditativo e crepuscolare
ad opera di una band dal nome interminabile. Raccolta discretamente
varia. GB
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