L’attenta Ark Records ci propone il debutto dei Verdiana Raw
una band italiana, che porta lo stesso nome della cantante e musicista
Verdiana, che è coadiuvata dal chitarrista Antonio Bacchi e
dal percussionista Fabio Chiari. Il progetto è nato nel 2010
ed è già giunto al debutto discografico anche perché
gli artisti coinvolti hanno un background alle spalle che ha consentito
tempi rapidi. Come fa intuire il nome del progetto, Verdiana è
il fulcro artistico, la sua voce è quasi strumento e domina
i brani proposti. Metaxy è un disco complesso, con velleità
esoteriche e vagamente esistenzialiste, con una riflessione anche
sul disagio psichico, che viene affrontato con grande delicatezza.
L’album si apre con “Intro”, appare subito la chitarra
di Bacchi con dei suoni cupi e tormentati piuttosto interessanti,
ma si viene colpiti quasi subito dai vocalizzi di Verdiana, quasi
una Diamanda Galas, un po’ meno tormentata, c’è
qualcosa anche dei Dead Can Dance e dei nostrani Ataraxia. L’atmosfera
è malinconicamente gotica e felicemente sperimentale, un inizio
caratterizzato da una personalità decisa e forte, che impongono
grande attenzione. “Dining Alone” si apre con un pianoforte
indagato da uno stile curioso, che inizialmente sembra fanciullesco,
per diventare via via sempre più profondo, l’ingresso
della voce mi ha ricordato ancora Francesca Nicoli (Ataraxia), anche
se Verdiana propone diverse sfumature vocali e non si tratta certo
di una imitazione. Il pezzo è teatrale, quasi cinematografico
nella sua capacità di evocare immagini. Quasi senza soluzione
di continuità si entra in “Big Eyed Dog”, il cantato
assume connotazioni arabeggianti, mentre le note vengono scandite
come i rintocchi del tempo. Anche “The Japanese Garden”
è particolarmente evocativa, raffinata eleganza, ma uno dei
momenti più impressionanti di tutto il disco è la spettrale
“Escaping From the Guards, Ascending to the Moon”, che
tocca momenti di lirismo impressionante. Suggestiva anche “Corvus
Psyché”, coi suoi versi ora in italiano, ora in inglese,
ma anche in latino e spesso ho l’impressine di non saper descrivere
a parole quello che solo l’esperienza uditiva diretta può
svelare. Ogni brano è una sorpresa, ma tutto è dominato
da un’eleganza raffinata, che sfocia nell’arte nel senso
più vero del termine.
Davvero un disco intenso, di una forza espressiva rara, fra questi
musicisti è nata un’alchimia straordinaria e sorprendente.
Metaxy non è un disco per tutti, perché obbliga ad un
ascolto attento, appassionato, ma ricambia generosamente la dedizione
con momenti di vera arte. GB
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