Questo
giovane axe hero si è messo subito in luce con il suo primo
album Taking the Lead, per il quale ha ricevuto i complimenti perfino
dal geniale Steve Vai. Non so ancora molto di lui, ma il suo stile
unisce con grande personalità esuberanza e melodia, Elias è
capace di stordire l’ascoltatore con le sue fughe spericolate
sulla tastiera e subito dopo di coccolarlo con melodie di una dolcezza
insospettabile come i “Touching the Sky”.
Sulle prime un ascolto frettoloso potrebbe far pensare al solito axeman
in cerca di fama che ci propina cascate di note e spesso fa temere
che l’album si attesti su livelli ipertecnici e poco apprezzabili,
ma con più attenzione ci si accorge che non è così.
Viljanen non è solo velocissimo, è anche in possesso
di un gusto raro per la melodia, soprattutto nel settore dei fanatici
della sei corde. I passaggi armonici di Viljanen sono estremamente
veloci e accurati, ma il songwriting del chitarrista scandinavo propone
spesso soluzioni convincenti, al servizio della melodia appunto. Questa
dualità tiene alto l’interesse per un disco altrimenti
destinato al consumo di pochi appassionati.
Resta comunque il fatto che un album strumentale di dodici brani per
oltre quaranta minuti non è certo indirizzato al grande pubblico,
ma questo disco penso possa piacere a una vasta audience grazie alle
sue caratterstiche di cui vi dicevo. Elias è brillante e fantasioso
e sono sicuro che farà parlare ancora di se e della sua strabiliante
capacità di proporre soluzioni iper tecniche in un contesto
decisamente melodico e gradevole. Ascoltare per credere. GB
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