Vi ricordate di quando la dark wave era costruita su roboanti giri
di basso con una voce stregata, che ti catturava come se avesse lanciato
un incantesimo? Questo fanno i baresi Violet Tears con questo secondo
album. La band si è formata alla fine dello scorso millenio
sulle ceneri di due precedenti band e dopo qualche anno di gavetta
ecco il salto di qualità. Questo secondo album ci mostra che
i nostri hanno speso bene il tempo a loro disposizione.
Breeze of Solitude si compone di nove canzoni splendidamente malinconiche,
centrate sul tema dell’autunno e su emozioni tipicamente nostalgiche.
Musiche che sanno appunto di nebbia e di solitudine, come lascia intuire
il titolo decisamente indovinato dell’album, di disillusione
e di romanticismo disperato che viene evocato con forza dall’intensità
dei brani. La voce della singer Carmen De Rosas mi ricorda quella
della giovane Siouxsie, mentre attorno a lei il gruppo produce un
effetto vorticante e avvolgente, una musica calda e piena molto ottantiana
e a me piace proprio per questo. I brani si susseguono mantenendo
una linea precisa e riconoscibile, questo mantiene su ottimi livelli
il disco che si lascia ascoltare tutto d’un fiato senza fastidiosi
cali.
I Violet Tears sono una voce fuori dal coro, la loro musica ha forti
connotati, ma è al tempo stesso personale, certo non stanno
portando grandi novità al genere, ma sono capaci di farlo rivivere
con grande intensità. GB
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