I norvegesi Wobbler sono insieme da quindici anni e questo è
il loro quinto album, quasi mi pare strano che sia la mia prima recensione
per loro. Sono dediti ad un prog vecchia scuola, tra Yes e King Crimson,
con qualche traccia anche dei Gentle Giant. La voce del cantante ricorda
molto quella di Anderson, poi anche le linee di basso, che mi sembra
un Rickenbacker, richiamano quelle del compianto Squire, ma nel complesso
il gruppo riesce a esprimere un suo stile personale e i riferimenti
sembrano lo stimolo per continuare un discorso che la profondità
della musica permette.
I brani proposti sono “solo” quattro, lunghe partiture
molto ricche che rievocano i fasti del passato. Oltre alla complessità
c’è davvero molta carne al fuoco e ogni traccia è
diversa dalle altre, compresa la delicata “Naiad Dreams”,
dal sapore vagamente folk, ma che poi si carica di mistero e tensione.
Il brano che mi piace di più è l’ultimo, “Merry
Macabre”, forse per l’aura tenebrosa che esalta il mio
lato dark, ma tutto il disco si esprime su livelli altissimi. Infine
mi preme sottolineare che la loro musica è sempre molto piacevole
da ascoltare, nessuna masturbazione strumentale, anche nelle partiture
più lunghe.
I Wobbler sono uno di quei gruppi che pesano ogni singola nota e che
fanno dischi solo quando vale la pena di farli, per questo ogni loro
uscita è un “must have” per tutti i veri amanti
del rock progressivo e non solo. GB
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