Da quando ho iniziato l'avventura di scrivere mi sono abituato a molte
sorprese, ma davvero non mi aspettavo di trovarmi fra le mani il disco
solista di un chitarrista cinese super virtuoso nello stile di Satriani
e compagnia bella. Sono avvisati i fans sfegatati dei virtuosismi
esasperati di chitarra che hanno pane fresco e abbondante (quasi un'ora
di sevizie) per i loro voraci appetiti.
La bio e il
booklet non lasciano trapelare molto su questo artista, ma sembra
proprio che abbia realizzato questo disco in patria e che, quindi,
non è un emigrato che ha studiato alla corte dei migliori maestri
d'oltre Pacifico. Powell Young, oltre a suonare tutte le parti di
chitarra ha anche composto tutti i brani e prodotto l'album, i vari
musicisti che lo accompagnano sono tutti connazionali e non sembrano
particolarmente dotati, sicuramente non all'altezza di Powell. Young,
invece, ha un talento sorprendente, è un virtuoso puro, dotato
di una grinta incontenibile e sciorina scale su scale a velocità
umanamente impossibili, anche se non mi sembra che, per adesso, sia
in grado di stravolgere o scombinare un territorio ancora saldamente
in mano al mondo occidentale. Certo che un po' di aria fresca non
farebbe male, ma certe parentesi autoindulgenti ed egocentriche piaceranno
solo ai fanatici della sei corde, tra l'altro il disco non è
neanche registrato benissimo.
Comunque qualche bella parentesi c'è come l'orientale "Mari",
mentre "Speedy King" è un assolo sparatissimo di
quattro minuti che sembrano non finire mai. In "Trouble Water"
Young gioca anche con atmosfere ispano latine e riesce ad emozionare
con "In the Centre of Love", quando decide di rallentare
e di puntare più sul feeling. Lo stile molto metal di questo
chitarrista tiene alta la tensione dell'album, ma appiattisce un po'
il risultato complessivo.
Un chitarrista sorprendente di cui forse sentiremo parlare ancora
in futuro, io gli auguro di trovare una maggiore originalità
e il risultato non tarderà ad arrivare. GB
|