Cercate
qualcosa di disimpegnato? Del New Prog non nevrotico e magari ricco
di personalità con una bella voce? Allora questi Zen Carnival
fanno al vostro caso.
Si formano nel 1999 dalla fusione di due band, i Sol ed i Eos. Provengono
dagli Stati Uniti e per la precisione da Boston. Questo è il
loro secondo disco, uscito ben sette anni dopo l’esordio ed
è un sunto di quanto il New Prog ci ha insegnato, più
la giunta di piccoli tasselli Jazz. Le canzoni sono tutte orecchiabili
e si lasciano ascoltare soprattutto grazie all’uso delle tastiere,
sempre presenti ma mai prepotenti.
Apre “Solar Circles” senza stupire, gli Zen Carnival non
sembrano amare troppo la sperimentazione. Con “In This World”
ci si rende conto dell’importanza che gli IQ hanno ricoperto
per la loro formazione artistica, però attenzione, gli orecchi
più esperti di alcuni di voi noteranno anche una sottile vena
Gentle Giant. Più cambi di tempo nella successiva “Blindness”,
canzone dal filone tipicamente Progressivo, con buoni spunti strumentali
ed ottimi interventi pianistici. Ancora una volta le mie orecchie
denotano suoni cari ai fratelli Shulman. “Coax” è
un momento meno riuscito, troppo sempliciotto e con un ritornello
francamente poco digeribile, tentativo di entrare nel commerciale
fallito. Atmosfere più pacate con la bella “Half Awake”,
dove la band mette alla nostra attenzione tutta la personalità.
Con “Shadow Speak” si giunge alla metà di “Bardo”
con qualche sbadiglio di troppo, i Zen Carnival non sempre riescono
a tenere alta l’attenzione, perdendosi a volte in inutili e
ripetitivi refrain. Da segnalare nel proseguo la bella chitarra della
strumentale “The Gate”, i buoni dieci minuti di “Pins
And Needles” e la dolce conclusiva “Coda”.
Questo “Bardo” è un onesto disco di New Progressive,
con i suoi alti e bassi, sia umorali che qualitativi. I nostri sembrano
trovare difficoltà nel comporre buone melodie, cosa che risulta
farraginosa, mentre diametralmente opposta è la personalità
nello stile. Sicuramente da elogiare il tentativo di rimanere unici.
C’è da dire che sono serviti sette anni per fare questo
disco, ora speriamo che il prossimo abbia tempi più ridotti
e qualche idea in più.
Non per tutti, ascolto preventivo obbligatorio. MS
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