Riuscite ad immaginare un mix di Magellan, Abba e Billy Joel? Forse
no, ma questo disco degli Zen Rock And Roll (nome un po’ prolisso…)
mi ha evocato tutti questi artisti così diversi, grazie ad
un sound veramente affascinante. Ma non c’è solo questo
nella musica complessa e ricca di questo one man project, giunto al
terzo album dopo un’attesa durata ben sette anni. Il progetto
è nato dalla mente di Jonathan Saunders (non lo stilista omonimo),
che in precedenza aveva militato in varie formazioni di cover e tribute
band, per poi decidere di dedicarsi alla sua musica, il suo prog è
sinfonico e romantico e segue la tradizione settantiana americana,
per cui si possono riscontrare affinità con formazioni come
Trillion, Zon, Starcastle, ma Saunders ha una personalità spiccata,
che emerge con vigore in questo disco.
Purtroppo non conosco ancora i due capitoli precedenti (per i quali
nutro già una fortissima curiosità), ma vi posso dire
che questo album è davvero molto bello e merita tutta la nostra
attenzione. Si parte nell’ascolto con “All in the Dark”
che presenta subito delle melodie grandiose, che appunto mi hanno
ricordato la musicalità del più famoso gruppo svedese,
unite a un gusto prog sinfonico che invece mi ha riportato ai Magellan
appunto, molto gradevole anche la voce di Jonathan, che quindi non
è solo un bravo musicista. La vicinanza agli Abba risulta ancora
più marcata con la successiva “At the First Glance”
e dimostra come si possa fare del prog interessante e piacevole da
ascoltare. La vicinanza con Joel invece emerge in brani come la title
track, davvero riuscita, questo è un artista che ha classe
da vendere. Lo stesso discorso vale per la seguente “Antiquated
Love Song”, che già dal titolo lascia intuire qualcosa,
si tratta di un brano intimista suonato al pianoforte. “Strange”
ha un gusto pop che ad alcuni potrebbe far storcere un po’ il
naso, ma si tratta comunque di una bella canzone. “Concerto…”
è un brano di musica neoclassica denso di malinconica, che
mostra le grandi doti compositive di questo artista particolare. La
conclusiva “Lament” sembra un po’ il seguito del
brano precedente, con un tocco di tristezza in più, davvero
molto poetico.
Jonathan è un musicista sicuramente completo ed ha un’ottima
vena compositiva, certo mi piacerebbe molto vederlo con una vera band,
ma visti i risultati ottenuti con questo splendido Undone (titolo
beffardo?) non sembra averne davvero bisogno. Unica nota negativa,
la copertina, che proprio non mi dice nulla. Ultimamente non mi capita
molto spesso di provare il desiderio di riascoltare un disco dopo
averlo recensito, bene questo disco l’ho già riascoltato
parecchie volte e ne ho ancora voglia. GB
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