Una delle cose che mi piacciono di più dello scrivere di musica
è che spesso mi arrivano da recensire dischi a cui molto probabilmente
sarebbe stato difficile avvicinarmi, a causa della scarsità
di informazioni sulle band relative. È il caso dei cinesi Zhaoze
(che significa palude) che hanno già pubblicato tre album,
ma questo è il primo che si rivolge direttamente al mercato
occidentale, grazie alla label americana Trail Records, che produce
lavori di altissimo livello artistico.
La band è composta da quattro musicisti, tre dei quali suonano
strumenti moderni, per intenderci chitarra, basso e batteria, mentre
il quarto suona uno strumento tradizionale cinese elettrificato, il
guqin e un flauto ricavato dal bambù. Inoltre il batterista
suona anche il glockenspiel, che assomiglia allo xilofono, ma ha un
suono più metallico, come di campanelle. L’intento della
band è di produrre un sound che sappia mescolare la musica
tradizionale cinese col post rock moderno, quindi nel loro bagaglio
troviamo tracce di indie rock, di post rock, di shoegaze, di world
music, di psichedelia, di prog rock e di jazz. Il risultato è
di assoluta originalità.
La partenza è molto jazzata, con la batteria che disegna passaggi
di ottimo gusto. Poi il pezzo prende corpo con l’ingresso degli
altri strumenti, originalissimo il guqin, uno strumento a corde molto
caldo e coinvolgente, in questo contesto post rock diventa fascinoso,
i suoni che produce sono di grande malinconia, di una bellezza romantica
e misteriosa al tempo stesso. Il finale psichedelico, ai limiti dello
shoegaze rapisce per intensità. Le melodie hanno molto di orientale,
ma l’approccio rock le rende assolutamente apprezzabili anche
per chi è cresciuto ascoltando solo musica occidentale. Non
serve essere aperti di mente per apprezzare una musica che convoglia
bellezza e poesia in un sound corposo e deciso. L’unico limite
è la quasi totalità di musica strumentale, per il resto
le composizioni sono molto piacevoli. Bellissima anche “See
You in the Dusk”, songwriting sopraffino e ispirato, il brano
assume connotati epici di grande intensità con un bel crescendo
finale. “Luò Mù (Falling Leaves)” spinge
ancora più sul lato romantico e ne esce un brano dalle forti
tinte prog, ma anche molto orientale, se ci si lascia catturare si
rischia la dipendenza, spettacolare la parte più elettrica,
con suoni acidi e distorti. Ma sono magie continue, fra suoni orientali
e fughe rock, ora forti come la natura, altre volti gentili come una
brezza, ma sempre intese. Anche le partiture più sperimentali
mi piacciono, c’è una grande ricerca compositiva alle
spalle. La psichedelia tocca un vertice in “The Youngster Fishing
For the Stars”, ancora una volta sorprende l’abilità
di questi musicisti nel comporre musica assolutamente originale. I
brani sono abbastanza diversi tra loro, anche se il gruppo ha uno
stile ben riconoscibile, ciononostante è un disco per palati
fini e gli ascoltatori superficiali potrebbero trovarsi a disagio.
Bisogna amare profondamente la musica per cogliere la bellezza esotica
e misteriosa di questo disco. Il penultimo brano “Into Your
Dream” è l’unico cantato, il cinese non ci è
certo famigliare, ma devo dire che il brano si lascia ascoltare ugualmente
e la lingua si dimostra musicale. Bella la melodia della parte strumentale.
Chiude il brano che da il titolo al disco. La lunga title track parte
con lo strumento tradizionale e ci pone subito in un clima fatato,
fanno eco i suoni dolci del glockenspiel, mentre in sottofondo c’è
un tappeto di tastiere e qualche appunto di basso. Un avvio lento
che cresce lentamente. Il guqin viene suonato anche con un archetto.
Se ci si lascia trasportare da queste note si intraprende un viaggio
dai tratti sorprendenti.
Se volete allargare un po’ i vostri orizzonti musicali vi consiglio
caldamente questo disco affascinante. Musica dalla forte personalità
e sensibilità. GB
Bandcamp
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