Rock Impressions

Zhaoze - Intoxicatingly Lost ZHAOZE - Intoxicatingly Lost
Trail Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Post Rock / World Music / Prog
Support: CD - 2016


Una delle cose che mi piacciono di più dello scrivere di musica è che spesso mi arrivano da recensire dischi a cui molto probabilmente sarebbe stato difficile avvicinarmi, a causa della scarsità di informazioni sulle band relative. È il caso dei cinesi Zhaoze (che significa palude) che hanno già pubblicato tre album, ma questo è il primo che si rivolge direttamente al mercato occidentale, grazie alla label americana Trail Records, che produce lavori di altissimo livello artistico.

La band è composta da quattro musicisti, tre dei quali suonano strumenti moderni, per intenderci chitarra, basso e batteria, mentre il quarto suona uno strumento tradizionale cinese elettrificato, il guqin e un flauto ricavato dal bambù. Inoltre il batterista suona anche il glockenspiel, che assomiglia allo xilofono, ma ha un suono più metallico, come di campanelle. L’intento della band è di produrre un sound che sappia mescolare la musica tradizionale cinese col post rock moderno, quindi nel loro bagaglio troviamo tracce di indie rock, di post rock, di shoegaze, di world music, di psichedelia, di prog rock e di jazz. Il risultato è di assoluta originalità.

La partenza è molto jazzata, con la batteria che disegna passaggi di ottimo gusto. Poi il pezzo prende corpo con l’ingresso degli altri strumenti, originalissimo il guqin, uno strumento a corde molto caldo e coinvolgente, in questo contesto post rock diventa fascinoso, i suoni che produce sono di grande malinconia, di una bellezza romantica e misteriosa al tempo stesso. Il finale psichedelico, ai limiti dello shoegaze rapisce per intensità. Le melodie hanno molto di orientale, ma l’approccio rock le rende assolutamente apprezzabili anche per chi è cresciuto ascoltando solo musica occidentale. Non serve essere aperti di mente per apprezzare una musica che convoglia bellezza e poesia in un sound corposo e deciso. L’unico limite è la quasi totalità di musica strumentale, per il resto le composizioni sono molto piacevoli. Bellissima anche “See You in the Dusk”, songwriting sopraffino e ispirato, il brano assume connotati epici di grande intensità con un bel crescendo finale. “Luò Mù (Falling Leaves)” spinge ancora più sul lato romantico e ne esce un brano dalle forti tinte prog, ma anche molto orientale, se ci si lascia catturare si rischia la dipendenza, spettacolare la parte più elettrica, con suoni acidi e distorti. Ma sono magie continue, fra suoni orientali e fughe rock, ora forti come la natura, altre volti gentili come una brezza, ma sempre intese. Anche le partiture più sperimentali mi piacciono, c’è una grande ricerca compositiva alle spalle. La psichedelia tocca un vertice in “The Youngster Fishing For the Stars”, ancora una volta sorprende l’abilità di questi musicisti nel comporre musica assolutamente originale. I brani sono abbastanza diversi tra loro, anche se il gruppo ha uno stile ben riconoscibile, ciononostante è un disco per palati fini e gli ascoltatori superficiali potrebbero trovarsi a disagio. Bisogna amare profondamente la musica per cogliere la bellezza esotica e misteriosa di questo disco. Il penultimo brano “Into Your Dream” è l’unico cantato, il cinese non ci è certo famigliare, ma devo dire che il brano si lascia ascoltare ugualmente e la lingua si dimostra musicale. Bella la melodia della parte strumentale. Chiude il brano che da il titolo al disco. La lunga title track parte con lo strumento tradizionale e ci pone subito in un clima fatato, fanno eco i suoni dolci del glockenspiel, mentre in sottofondo c’è un tappeto di tastiere e qualche appunto di basso. Un avvio lento che cresce lentamente. Il guqin viene suonato anche con un archetto. Se ci si lascia trasportare da queste note si intraprende un viaggio dai tratti sorprendenti.

Se volete allargare un po’ i vostri orizzonti musicali vi consiglio caldamente questo disco affascinante. Musica dalla forte personalità e sensibilità. GB

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