Ricordo
ancora molto bene la copertina di Tattoed Beat Messiah, il primo divertente
album di Mark Manning in arte Zodiac Mindwarp uscito nell’88,
ma da allora avevo perso le traccie di questo rocker tutto d’un
pezzo, un animale da palco che aveva dato vita ad un rock stradaiolo
pieno zeppo di energia e che aveva diviso il palco con sua maestà
Alice Cooper e coi Guns ‘n’ Roses. Per cui ho provato
una certa sorpresa nel ritrovare questo personaggio oggi con un nuovo
disco, il sesto in studio, sicuramente in questi ventidue anni il
nostro non è stato molto produttivo, ma penso sia già
un successo essere rimasto in pista con un genere che tutto ha fuorché
essere innovativo.
La formula di Zodiac è quanto mai semplice e al tempo stesso
efficace: hard rock energico, venato di punk, di tanta ironia e di
depravazione, riff secchi che prendono allo stomaco e popano adrenalina.
Non è un caso se il nuovo album di dieci brani non supera di
molto i trenta minuti, è musica veloce, da consumare in fretta,
magari ad un party prima di imboscarsi con una procace gropie. Insomma
il solito vecchio rock ‘n’ roll in versione aggiornata
e potenziata.
Ecco allora le tre note ripetute in modo ossessivo di “Stark
Von Oben” che aprono il cd, la batteria martella i suoi quattro
quarti con consumata precisione e poi c’è il canto sporco,
immorale, scurrile di Zodiac, pervade il tutto di una forza trasgressiva
che oggi ha perso parte della propria efficacia. “We Are Volsung”
è più cattiva e tribale, meno anthemica del titolo precedente,
ma non meno diretta. Con “We Ride” sembra di tornare indietro
nel tempo, una cavalcata punk rock che funziona sempre. “Three
Rider” ricorda i Motorhead, ma aggiunge poco, meglio la cattiva
“White Trash”, con cui è difficile stare fermi.
“Don’t Touch My Guitar” è punk rock impersonale,
mentre “Lucille” spinge più sul versante hard rock,
Zodiac è più caustico e graffia di più. “Die
Pretty” da ancora l’impressione che le idee siano un po’
diminuite, la band gira su se stessa. Divertente il giro di “Key
to Your Heart”. Ma il colpo di coda di questo istrione è
la conclusiva “Kill a Mockingbird” una vera canzonaccia
blues, fra l’acustico e l’elettrico, per tutti i motherfukers
di questo pianeta!
La formula di Zodiac coi suoi Love Reaction in passato ha dato una
effimera notorietà a questo personaggio, che oggi appare vagamente
folkloristico, ma che in un certo modo si è ritagliato il suo
spazio nella storia del rock. Zodiac Mindwarp oggi non è più
così dissacrante e trasgressivo come agli albori della sua
carriera musicale, ma in fondo è rimasto dignitosamente fedele
a se stesso ed in fondo diverte ancora chi sa apprezzare questo tipo
di musica. GB |