Sono passati diversi anni dal secondo album dei nordici Adventure,
un progetto che il chitarrista Terje Flessen e il tastierista Odd
Roar Bakken hanno coltivato per lungo tempo. Oggi ci troviamo al cospetto
di una vera band, mentre il sound non è cambiato molto, si
tratta sempre di un prog dardeggiante, un mix di Jethro Tull e Uriah
Heep, con un’attitudine molto New Prog, dal sapore epico e pomposo.
Una intro oscura lancia “Fast Train”, un brano che ricorda
molto certe cose degli Osanna, la somiglianza col gruppo partenopeo
mi ha un po’ raffreddato, ma non sarebbe stato male. L’amore
per gli Uriah Heep emerge nella solenne “Solitude”. Mentre
quello per i Jethro è più evidente nella cadenzata “Empty
Minds”, che ha un coro facile da canticchiare, ma anche delle
parti strumentali di buona fattura. Fra venature di classic rock e
sferzate prog, il disco prosegue mantenendosi sempre su livelli dignitosi,
anche se di idee veramente originali non se ne sentono molte. Mi è
piaciuta l’hardeggiante e vagamente space rock “Test of
Time”, sempre molto pomp. Bella è anche la “Part
1” della title track, che ripropone un riff cadenzato come quello
del brano di apertura, questa volta però più personale,
ripreso in modo enfatico negli assoli. “Hope” è
uno strumentale pieno di ottimismo, il titolo è piuttosto azzeccato.
Chiude “Into the Dream”, che è meno efficace, ma
è in linea col resto del disco.
Un disco senza infamia, ma anche senza lode, bello da un punto di
vista formale, ma che non fa altro che rinverdire una tradizione già
molto ricca di grandi album, merce più per fanatici e collezionisti
che per chi desidera scoprire nuovi talenti. GB
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