INTERVISTA
AGLI AGALLOCH
(versione inglese) Risponde alle domande J. William W. di Giancarlo Bolther Ciao, ci puoi dire qualcosa sulla storia del gruppo come presentazione? È una storia molto lunga. Gli Agalloc sono sulla scena già da un bel po’. Un introduzione al nostro gruppo o la nostra storia potrebbero essere esageratamente lunghi e si possono trovare facilmente in internet. Il sound del nuovo album Ashes Against The Grain è molto più heavy metal rispetto al disco precedente, perché questa scelta? A me il termine heavy metal provoca un certo disgusto. Non significa niente. Richiama un insieme di immagini con di tutto di più, dagli Iron Maiden ai Poison, passando dai Burzum, è una categoria troppo vasta. Noi non abbiamo niente in comune con la maggior parte delle cose etichettate col termine heavy metal. La differenza fra The Mantle e Ashes Against The Grain a cui tu ti riferisci dipende dall’uso delle chitarre elettriche al posto di quelle acustiche. La decisione di usare più chitarre elettriche rispetto a The Mantle è stata semplicemente inconscia. Noi abbiamo suonato solo quello che il brano richiedeva. Il vostro sound ricorda un mix di varie influenze con artisti come Sol Invictus, Ophet e Anathema, che tipo di musica state cercando di esprimere? È solo un cliché, ma qualsiasi cosa per noi va bene. Un mix di influenze e di idee e il risultato che ne esce sono gli Agalloch. Impossibile da spiegare pienamente. Cosa significa il titolo dell’album? È una frase estrapolata da una storia che Haughm scrisse per rivavarne i testi dell’album. Quindi solo Haughm può spiegarne il significato più profondo. Ma per quanto mi riguarda è una metafora che simboleggia il decadimento e la rinascita, così come succede quando si va contro ciò che è normale e contro le aspettative generali. Tutti si aspettavano che noi andassimo sempre più verso il folk, mentre noi abbiamo realizzato il nostro album più heavy della nostra discografia. A cosa vi ispirate per i testi e come nascono le vostre canzoni? Haughm scrive tutti i nostri testi e compone le fondamenta dei brani. Di solito prende ispirazione da film, dalla musica e dalla vita di ogni giorno. In seguito io e Anderson aggiungiamo le nostre idee. Normalmente non suoniamo mai i pezzi tutti insieme fin quando il disco non è finito. C’è un lungo processo compositivo che si svolge in studio. Quanto tempo avete impiegato a realizzare il nuovo album? Ci sono voluti degli anni. Gli Agalloch hanno bisogno di più anni per comporre. Lo stadio iniziale dei nostri brani può durare per anni, mentre quando arriva l’idea su come finire il pezzo, le cose si possono velocizzare tantissimo. In definitiva le canzoni presenti sul nuovo album hanno preso forma molto lentamente e durante molti anni. Il vostro nuovo album è forte e oscuro, qual è il messaggio che volete dare, volete risvegliare l’attenzione delle persone su quanto sta accadendo attorno a loro o si tratta solo di una personale riflessione su quanto accade nel mondo? È una riflessione personale. Quello che le persone ricavano dai messaggi lanciati dai nostri testi è un problema loro, non nostro. Come stanno andando i responsi? Fino ad oggi i responsi sono veramente incredibili. Ovviamente siamo convinti che si tratti del nostro album più forte e riuscito e probabilmente la gente ne riconosce la bellezza al tempo stesso. Fra ogni vostro album avete realizzato vari Eps, si tratta di progetti particolari? Gli Eps che abbiamo realizzato sono dei lavori minori e poco significativi. Ne abbiamo realizzati una manciata durante gli anni e sono l’espressione di quanto secondo il nostro parere non meritava di andare su un album intero. Ovviamente si tratta di materiale targato Agalloch, ma sono anche lavori molto diversi dai nostri album principali. Qualcuno vi definisce prog (posso essere d’accordo nel senso che cercate nuove strade espressive), ma voi vi sentite parte della scena progressive? No. Abbiamo degli elementi che richiamano il prog, ma gli Agalloch non sono una band di prog. Qualcuno ci etichetta così, perché non siamo una “cookie cutter rehashed band”, ma non mi sento a mio agio quando ci appellano come prog band. Che opinione hai sulla scena progressive attuale e quali sono secondo te gli sviluppi che dovrebbe avere? La maggior parte dei gruppi che appartengono alla scena prog e che sono etichettati come prog non mi interessano per niente. Comunque ognuno di noi apprezza una vasta gamma di gruppi prog molto diversi. Fra i miei preferiti che possono essere considerati prog ci sono i Fantomas, Ruins, Melt Banana e altri gruppi di questo tipo. Voi avete anche delle influenze folk, mi puoi dire a cosa vi ispirate in questo contesto? Noi siamo fans della scena neo folk con gruppi come i Current 93 e i Death in June, così come anche di gruppi minori dello stesso filone. Queste influenze brillano qua e là nei nostri dischi, in particolare in The Mantle. C’è una lunga tradizione di gruppi che hanno unito il folk alla musica rock fin dagli anni settanta, c’è qualcosa che vi piace? Per quanto mi riguarda le uniche cose buone uscite negli anni settanta sono i The Ramones, i Black Flag e i The Germs. Alcuni di noi amano molto anche dei gruppi prog degli anni settanta, ma non è il mio caso. Suonerete dal vivo per supportare il nuovo cd e nel caso cosa caratterizza le vostre esibizioni live? Abbiamo già fatto un paio di shows qui in America dopo l’uscita dell’album, mentre avremo il nostro primo tour europeo il prossimo autunno. Le nostre esibizioni dal vivo sono molto volatili, sono intense e spesso mostrano un aspetto diverso degli Agalloch che molti probabilmente non conoscono. Come vivete la realtà quotidiana fuori dal gruppo? Che tipo di persone siete? Ognuno di noi è diverso in molti aspetti, ma abbiamo tutti una sensibilità comune. Io sono un padre, un marito e uno che lavora duro. Lavoro tutto il tempo per sostenere la mia famiglia, al tempo stesso mi impegno per la Audio Savant Records, scrivo per Metal Maniacs e porto avanti alcuni side projects. Don è un professore con un dottorato in programmazione. Qual’è la più grande soddisfazione che hai provato nella tua carriera musicale? Difficile da dire. Ho avuto tante opportunità e sono stato ricompensato in molti modi diversi. Comunque sento che dall’Europa potrà arrivare la nostra soddisfazione più grande. Che tipo di musica ascolti, quali sono i tuoi gruppi preferiti di oggi e le principali fonti di ispirazione dal passato? Ovviamente parlo sono per quanto mi riguarda. I miei gruppi preferiti di oggi e di ieri sono Carcass, Mr. Bungle, Faith No More, The Ramones, Thought Industry, Obituary, Estradasphere, GG Allin, Bjork e moltissimi altri. Quanto sei collegato culturalmente al tuo paese? L’America è un paese così vario che sfido chiunque a dire di essere pienamente collegato con l’America. Io non sento nessun legame con il Midwest o col sud, questi mi sembrano come se fossero degli stati stranieri. Nel Nordovest, dove vivo, mi sento veramente a casa. Questa è la mia cultura. Ti ringrazio per l’intervista. Sentiti libero di esprimere un saluto finale... Grazie a te per questa intervista. Invito tutti a visitare il nostro sito www.agalloch.org per restare informati sugli Agalloch. Ciao. GB Recensioni: The Mantle; Ashes Against the Grain |