Quante
volte si è detto che la buona musica non ha tempo, io non mi
soffermerei neppure sul delegare necessariamente termini al genere
proposto, quando questo è fruibile e apparentemente senza tempo.
Perché in definitiva di questo si tratta, di storie lontane
che affondano radici negli anni ’70 e in quel Jazz Rock che
tanto ha dato a band come Perigeo oppure agli Arti & Mestieri,
tanto per dare punti di riferimento. Ma è riduttivo, perché
in verità i marchigiani Agorà sono punto di riferimento
di loro stessi. Gli appassionati del genere ed i collezionisti di
vinile hanno ricercato e speso anche molti soldi oggi per trovare
i primi due LP “Live In Montreaux” (1975) e “Agorà
2” (1976), mentre chi già li ha, li costudisce gelosamente.
Si perché fanno parte di quel ramo del Progressive Rock italiano
di nicchia, quello di cui fanno parte artisti come Alphataurus, oppure
Aktuala, Duello Madre, insomma quella gerarchia di band da “sottobosco”
che a causa di una fievole stampa primordiale, si sono trovate loro
malgrado nel semi anonimato. Solo una successiva ristampa, nell’interesse
di alcune case discografiche, nel momento in cui il genere sembra
risollevare interesse, ridona ai nostri tempi i loro fasti, i suoni
ed i colori di chi la musica l’ha vissuta veramente.
Gli Agorà tornano dopo 38 anni, questa volta inevitabilmente
in cd, con l’entusiasmo e la passione del primo giorno, con
la voglia di divertimento e non dell’autocelebrazione fine a
se stessa, con la consapevolezza dell’esperienza e la tecnica
che molte band di oggi si sognano soltanto di avere. L’incontro
con il violoncellista Gianni Pieri, apre nuovi orizzonti alla band.
Della formazione originale ritroviamo Renato Gasparini (chitarra),
Ovidio Urbani (sax) e Lucio Cesari (basso) che da “Agorà
2”, fa parte della famiglia, per il resto tanti amici sopraggiunti
nel tempo. La formazione si completa con Gabriele Possenti (chitarra),
Gianni Pieri (violoncello) e Massimo Manzi (batteria). Manzi è
un valore aggiunto a questa macchina oliata, sostituisce già
Mencaroni dopo l’uscita del secondo album, la penna stilografica
della batteria, colui che nel suo DNA non ha solo il Jazz, ma anche
il Rock, il Blues e molto di più, non è un caso che
la rivista Jazz It nel 2012 lo ha eletto batterista dell’anno
nel "Jazz Award 2012", referendum dei lettori.
“Ichinen” racconta un lungo percorso, tutto quello che
Agorà avrebbe voluto dire nel corso del tempo, ma che non ha
avuto modo di esprimere a dovere. Più che uno sfogo è
un suggello acustico, il saper dire alla gente che ci siamo oggi come
allora, più consapevoli che mai. Nel disco dunque si ripercorrono
periodi differenti della band, anche gli anni ’80 e due inediti
del 1978 e quello che ne scaturisce è una considerazione alquanto
importante: La personalità degli Agorà è così
forte da abbattere le barriere del tempo, quando gli anni ’80
ci donano la musica dal “suono di plastica”, loro non
mutano il sound, restando fedeli a se stessi. Molto di questo merito
va anche al lavoro scrupoloso del produttore e chitarrista special
guest Maurizio Mercuri. Il suono è praticamente perfetto!
Rispolverati e donati di luce nuova i classici come “Serra San
Quirico”e “Piramide Di Domani / Cavalcata Solare”.
Il sax di Ovidio è presente, punto fermo dello stile Agorà,
impreziosito dagli archi di Pieri, abili tappeti non invasivi. Il
brano “Ichinen” viene dalla terra, acustico, etereo e
solare, giocato su supporti corali fatti da Renato Gasparini ed Alessandra
Pacheco. Anche l’amico Karl Potter gioca un ruolo fondamentale
con le percussioni, sottolineando in maniera adeguata il concetto
musica-terra. Ecco dunque che si sconfina nell’etnico e nel
suono mediterraneo, ma anche in angoli soffusi e di classe, come in
“Sensei”. Toccante il duetto acustico Possenti-Gasparini
in “Work In Progress”, un dialogo tecnico ma soprattutto
caldo, dettato da un notevole bagaglio storico culturale dei musicisti
che si palesa fra le note. In “Starstrings” ritroviamo
alla batteria Mauro Mencaroni, con gli Agorà dal primo album.
Nuovo frangente acustico di cristallina bellezza il duetto Gaparini
– Mercuri e gli amici si susseguono fra le note con l’ingresso
alle tastiere di Giovanni Ceccarelli nel brano da lui composto dal
titolo “Oceano”.
Agorà, realtà dell’entroterra marchigiano che
nulla ha da invidiare alle band straniere, autori di questo gioiello
sonoro che non deve mancare in nessuna discografia di chi ama la musica
nel suo termine più profondo.
“Ichinen” è il principio fondamentale del buddismo,
non solo “Io” ma anche gli altri, questo dare è
solare fra le note dell’album e come lascia intuire l’artwork
(curato e dettagliato anche all’interno), è semplice….come
un bicchiere d’acqua! MS
Altre recensioni: Bombook
|