Con
gli Ain Soph ci troviamo di fronte ad una delle formazioni storiche
del prog giapponese, la prima incarnazione risale addirittura al 1970
con gli Tenchi-Sozo, ma il nome attuale arriva solo nel 1977 mentre
il primo album viene dato alle stampe tre anni più tardi. Leader
del gruppo fin dalle origini è il chitarrista Yozox, un musicista
dal gusto indiscutibile. Altra formazione storica sono i Bellaphon
con i quali gli Ain Soph hanno condiviso vari musicisti in tempi diversi.
I due dischi che recensiamo sono ristampe curate dalla Poseidon in
cobranded con la Musea. Cronologicamente parlando il primo è
Marine Menagerie che vede la luce nel 1991 ed è il terzo album
del gruppo. Questo disco raccoglie composizioni del primo periodo
del gruppo, quindi brani scritti nei ’70 e si sente una certa
frammentarietà nelle composizioni, ma c’è anche
una grande libertà espressiva che risulta molto naif e anche
piuttosto originale. Dopo un intro parte la prima vera track,”Flooded
by Sun Light”, che ricorda molto le colonne sonore di certi
film degli anni settanta, francamente il primo minuto mi lascia un
po’ sorpreso e freddo, poi la canzone prende corpo e ritmo e
migliora. Bello l’assolo di chitarra, una costante presenza
in tutto il cd. La title track richiama invece la musica prog sinfonica,
non a caso il brano successivo è una rilettura dei Nucleus,
mentre la splendida suite finale si rifà ai Caravan. In sostanza
è un bel disco, ma si sente che non è un album unitario.
Five Evolved From Nine è il quarto album in studio ed è
stato pubblicato nel 1993 dopo un live. Rispetto al precedente capitolo
in studio, le composizioni sono tutte nuove e si sente sia una maggiore
omogeneità che una vena compositiva più matura. L’impianto
dei brani è costruito su un gustoso jazz rock strumentale con
molto spazio per le improvvisazioni. Ci si perde nei nove minuti e
mezzo di “Ancient Museum” con un bellissimo solo di chitarra.
Oppure lasciatevi andare con la morbida e dolce “Seascape”,
ma c’è anche il virtuosismo irresistibile di “The
Valley of Lutha”. Un po’ più noiosa la seguente
“Shadow Picture”. Nel complesso un gran bel disco che
mette in evidenza le grandi doti di questi musicisti.
Gli Ain Soph sono un gruppo per palati fini, non fate l’errore
di trascurarli. GB
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