Rock Impressions

Ian Anderson - Homo Erraticus IAN ANDERSON - Homo Erraticus
Caliandra / K-Scope
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog
Support: CD - 2014


Dei Jethro Tull si sa quasi tutto, sono una delle band più amate del prog rock, anche se molti puristi non hanno mai amato del tutto la band di Anderson, che nella sua carriera ha sperimentato col folk, col blues, con la neoclassica, con l’hard rock e con l’elettronica, l’unica cosa certa è che la band ha conquistato negli anni il cuore di tantissimi fans, infatti i loro concerti sono tutt’oggi degli eventi molto seguiti. Nel mentre Ian è andato avanti per la sua strada con granitica coerenza e determinazione, senza mai preoccuparsi di piacere se non a se stesso e questo percorso lo ha portato fino ad oggi con ancora tanta voglia di suonare la sua musica, un mix di vari generi che ancora continua a generare ammirazione.

La storia di Gerald Bostock, iniziata col famoso Thick As A Brick e continuata col secondo episodio uscito quarant’anni dopo come disco solista, viene ripresa nuovamente per il presente lavoro, ideale continuazione della fortunata saga. Il pretesto è il ritrovamento di un oscuro manoscritto in cui sono contenute profezie future sulla storia inglese, che il nostro eroe ripercorre in un viaggio avventuroso.
La vicenda si snoda lungo quindici brani, il primo è “Doggerland”, il flauto è subito in primo piano, ci sono elementi metal, altri di musica medioevale, la melodia portante è avvincente e si sente che Anderson è molto ispirato, ottima la resa dei musicisti coinvolti, con grandi assoli. “Heavy Metals” è un breve brano che piacerà tanto ai vecchi fans del leone inglese, un folk medioevale ricco di gusto. Non ci sono cali di ispirazione e tutte le tracce hanno qualcosa da dire anche se brani come “Puer Ferox Adventus” sono gemme senza tempo, fra cavalcate hard rock e impennate del flauto di Ian, sempre magico, ma potremmo dire lo stesso per molti brani di questo disco, che è già un classico. La musica che fa da guida alla storia è un mix adrenalinico di folk, prog e metal senza che nessun elemento prevalga sugli altri, il marchio di fabbrica dei Jethro Tull è molto marcato, ma non si tratta della solita minestra riscaldata, Ian ha dato vita ad un disco grintoso e molto ben costruito, che non teme il confronto col passato, se non che ne è l’ideale continuazione.

Anderson sembra avere ancora tante cose da dire e lo fa con questo album ricco, fresco ed energico, che non è certo il rimpianto nostalgico di quanto fatto in passato, ma piuttosto è la cosciente conoscenza dei propri mezzi espressivi, che vengono usati al massimo delle proprie capacità, a qualcuno questo potrebbe non sembrare abbastanza, ma credo che il nostro non debba più dimostrare niente a nessuno, ma fare quello che gli riesce meglio. GB

Live report: 2014

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