"The Secrets Of LA" è il dodicesimo capitolo (compilation
esclusa) e vede, come al solito, un nutrito stuolo di ospiti che aiutano
Slama nel realizzare le proprie idee musicali espresse attraverso
dieci brani. Fra i nomi coinvolti si possono citare Tommy Denander
(Radioactive, Paul Stanley, Alice Cooper), Fergie Frederiksen (Toto),
Jeff Scott Soto (Talisman), Bill Champlin (Chicago), Jim Jidhed &
Ken Sandin (Alien), Mikael Erlandsson (Last Autumn's Dream), Bob Harris
(Axe), Göran Edman (Yngwie Malmsteen), Robin Beck, Tamara Champlin,
Dane Donohue e Alessandro Del Vecchio (Lionville, Hardline).
Ammetto che le ultimissime uscite degli AOR non mi avevano entusiasmato
più di tanto, avendole trovate poco ispirate, e sebbene il
songwiting continui ad essere derivativo al 100%, in questo disco
colgo alcuni brani davvero intriganti e coinvolgenti, cui, purtroppo,
ne seguono altri di livello nettamente inferiore. Da notare che 4
brani sono già apparsi sull'album "Jade Hearts" delle
Chasing Violets, qui ripresi con altri cantanti.
"Deep Whirlpool", cantata uno strabordante Fergie Frederiksen,
è un'ottima opener, aggressiva e melodica al contempo, con
un brillante assolo di Denander, e pure "Stage Struck",
con Jeff Scott Soto alla voce, si fa valere alle orecchie dei melodic
rockers. "Secrets In The Shadows" (Jim Jidhed al microfono),
con quell'incedere fra Journey, Toto di Isolation e il Bon Jovi di
"Slipper When Wet" è un minestrone tutto sommato
piacevole anche se non particolarmente stuzzicante, e pure "Back
To San Francisco", guidata da un Bill Champlin in forma, non
sembra riuscita al 100% lasciandomi sempre una qualche impressione
di incompiutezza. "Out Of The Past", interpretata da Bob
Harris, e "The Name Of The Game" (Robin Back on lead vocals)
non sono all'altezza delle precedenti composizioni per evidenti carenze
compositive che non riescono a coprire le varie scopiazzature. Neppure
le buone prove di Göran Edman su "Web Of Lies" o di
Mikael Erlandsson su "Hollow Triumph" riescono a sollevare
le sorti di due brani debolucci a dispetto dell'energia profusa, per
non dire di un Bob Harris che (ri)trovo irritante nella mediocre "The
Main Attraction".
Al termine troviamo la carina semi-ballad "Voices In The Wind"
interpretata da Tamara Champlin, l'unico momento di pausa in una tracklist
molto energica che si rifà (con altalenanti risultati) a Survivor,
Journey, Toto, Bon Jovi, Foreigner, etc, ma aggiungiamo al tutto una
produzione non molto professionale ed un Denander i cui assoli alla
lunga diventano stucchevoli (se non quando imprecisi) nella loro ripetitività,
ci troviamo dinanzi a tante intenzioni che restano in buona parte
sulla carta e non riescono a trasferirsi nelle canzoni.
I fans che non badano tanto al sottile si divertiranno anche con questo
cd, io preferisco concentrarmi su altro. ABe
Altre recensioni:
L.A. Temptation
|