Siete
fra quelli che ascoltano musica senza etichette? Amate sia il Prog
che la Fusion ed il Jazz? Allora correte a comprare questo straordinario
disco di questi americani capitanati dai tastieristi Rick Eddy e Tim
Drumheller, sarà per voi una grande sorpresa, sono sicurissimo.
Attenzione però, se siete attaccati al classico Prog forse
qui troverete dei passaggi poco digeribili, stessa cosa vale per tutti
coloro che amano il Jazz.
Gli A Triggering Myth sono un perfetto connubio di tutto ciò,
il songwriting è davvero personale, con sprazzi di Frank Zappa,
Chick Corea e Placet X. Alla batteria c’è Vic Stevens,
alla chitarra Scott Mc Gill, al basso Michael Manring ed al violino
Akihisa Tsuboy (dei nipponici KBB), tutti strumentisti con i controfiocchi.
Un piacere ascoltare i giri del basso di Manring, il suo caldo ed
avvolgente suono mi ricorda da vicino quello di Cusson degli UZEB.
Non c’è un brano che eccelle, tutta la scaletta si svolge
senza impedimenti di sorta, non c’è tempo per la distrazione,
quella avviene solamente se non siete atti a queste sonorità.
Siamo distanti dal Prog che conosciamo, niente Genesis, o attuali
Arena o RPWL, quindi occhio alla penna.
Forse si possono ascoltare briciole di King Crimson in “Her
Softening Sorrow”, ma poca cosa. La strada intrapresa dai tastieristi
è francamente inusuale per il mercato, molto prossima al vicolo
cieco, ma questo disco mi ha confermato ancora una volta che la vera
musica va “ascoltata”, non sentita. Per ascoltare bisogna
mettere attenzione ed estraniarsi dal mondo, mentre sentire può
essere anche uno starnuto o il passaggio di un auto, tanto da non
farci caso.
Quando gli artisti non si piegano al volere del mercato, è
la volta di un risultato bivalente. Sicuramente gli A Triggering Myth
rimarranno ancora una volta relegati nel semianonimato, malgrado suonino
assieme dal 1990, ma altrettanto sono sicuro che anche fra molti anni
di loro ne sentiremo parlare, perché la vera musica non muore…
MAI. MS
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