Un disco di Arjen Lucassen è da prendere molto sul serio, anche
se mi sembra che il nostro abbia perso lo smalto iniziale. Io ho seguito
con grande interesse l’evoluzione artistica dell’olandese
e credo di avere quasi tutto quello che ha prodotto dagli anni ’90
in poi. All’inizio ho provato un grande entusiasmo, i suoi lavori
immaginifici mi avevano stregato, mi avevano fatto intravvedere un
futuro radioso per il metal, in particolare quello progressivo. Poi
però ho avuto l’impressione che il buon Arjen abbia cominciato
ad adagiarsi e a ripetere sempre gli stessi schemi, in altre parole
che la sua vena compositiva, che sembrava inesauribile, si sia invece
un po’ spenta. Per questo ero piuttosto curioso di ascoltare
questa nuova opera targata Ayreon.
Come è ormai d’uso, si tratta di un doppio cd che esce
in varie versioni, per la gioia o la dannazione dei fans del nostro.
A noi è arrivata la versione base, ma da quanto letto non sembra
che i bonus aggiuntivi siano così essenziali, pare infatti
che il piatto forte sia il making of dell’album. Ma veniamo
al disco. Il primo cd parte molto bene, certi passaggi ricordano molto
alcuni momenti della trilogia Bat Out of Hell di Meat Loaf e di Jim
Steinman, solo in chiave più metal. Bei cori con belle costruzioni
musicali. Il sound è simile ai lavori precedenti, ma i fans
non ci faranno nemmeno caso. Il primo singer ad entrare in azione
è Tom Englund, poi parte la solita parata di stelle fra cui
spiccano l’astro nascente Jorn Lande e il veterano Bob Catley,
c’è il carismatico Daniel Gildenlow e lo spirituale Ty
Tabor, fra le signore ci sono niente meno che Simone Simons, Anneke
e Floor Jansen, ma l’elenco è troppo lungo con importanti
presenze anche fra gli strumentisti, come Derek Sherinian, Tomas Bodin
e Michael Romeo. I passaggi più metal si alternano a momenti
malinconici e ispirati, in un alternanza dove il nostro viaggiatore
siderale delle sette note si trova perfettamente a suo agio. Nel complesso
quanto si ascolta non è così innovativo come in passato,
ma è sempre un gran bel ascoltare.
Il secondo cd invece è più ripetitivo e l’attenzione
pian piano cala vistosamente, non che ci siano dei pezzi brutti, solo
è che è sempre la stessa minestra riscaldata. Ormai
Arjen ha trovato una formula che lo soddisfa, ma che soddisfa un po’
meno chi da lui si aspetta qualcosa di più. Credo fermamente
che per il prossimo lavoro ci dovranno essere dei cambiamenti sostanziali,
altrimenti prevedo un appiattimento pericoloso.
Questo nuovo album di Ayreon è pur sempre un gran lavoro di
metal visionario e immaginifico, che spazia in vari generi musicali,
dallo space metal al prog, con momenti psichedelici e grandi effetti.
Un mix che pochi sono in grado di realizzare, ma quando uno ha raggiunto
questi livelli è lecito aspettarsi anche qualcosa di più
che con questo disco non è arrivato. GB
Altre recensioni: For Ayreonauts Only; Come
Back to Me; Elected; The
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