Rock Impressions

Andrea Balestra - Painting on Silence

ANDREA BALESTRA - Painting on Silence
Spleen Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Virtuoso

Support: CD - 2013


A discapito del nome italianissimo, questo disco è stato fatto in America, messinese di origine Andrea si era spostato negli USA attorno ai diciotto anni dove si è diplomato e da allora è rimasto negli States. Il presente album è il secondo ufficiale della sua carriera solista, ma ha già raccolto diverse soddisfazioni e ha collaborato con molti artisti di prestigio, in particolare in ambito rock blues. Andrea è un virtuoso della sei corde e grazie alla giovane età propone uno stile fresco e solare, che sprizza energia positiva.

L’incipit del disco a dire il vero è un brano delicato, quasi notturno, ma ricco di suggestioni, suoni languidi e morbidi, qua e là spuntano armonici e finezze, tutto controllato con grande eleganza esecutiva. Come avvio è un po’ inusuale, tanti partono col “botto”, mentre Andrea ha scelto quasi di sussurrare la sua bravura, una scelta coraggiosa che interroga. Il secondo brano è una bella cover in chiave blues di “Come Together”, al fianco di Balestra c’è il veterano Carl Veheyen, non mancano le magie in un crescendo di intensità. “Anubis” è più energica, costruita su di un solido blues rock permette al nostro di mostrare tutto il suo amore per questo genere intramontabile, al suo fianco apprezziamo il contributo di Dave Hill. “Dark White Skies” è un altro lento, sofferto e impegnativo, il terreno è sempre il blues, questa volta l’ospite è Julien Kasper, gli assoli traboccano feeling, nessuna esibizione di tecnica fine a se stessa, ma solo tanta voglia di emozionare con la musica, nel finale troviamo anche un crescendo da brividi. La dinamica “Bulldozer” vede la partecipazione di un altro veterano di indubbio prestigio, Scott Henderson e i due duettano in modo ammirevole. “Cafe Rojo” è uno splendido blues molto personale e se ancora non siete convinti della bontà del nostro provate ad ascoltarlo in questo brano. La title track è un altro lento emozionale, condiviso con John Pisano, un blues molto notturno e struggente, che ancora una volta ci colpisce per la raffinatezza espressa. La seconda cover è un altro grande classico, “Round Midnight” di Monk, resa con un pathos davvero notevole, negli assoli poche note dosate con una sensibilità notevole, di quelle che non lasciano indifferenti, l’ultimo ospite è Steve Trovato. Si chiude come si è aperto, con un altro blues notturno, “Coda”, che in qualche modo mi fa pensare a Chopin, un classico moderno.

Sembra sempre più difficile poter ascoltare un disco strumentale di chitarra che possa ancora emozionarci, e invece ecco che questo nostro connazionale è riuscito a strapparci più di un’emozione con questo suo incantevole album. GB

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