La carriera di
Barbieri è davvero particolare, ha fatto parte di due band
eccezionali, ma che entrambe hanno interrotto la loro storia appena
prima della consacrazione definitiva. Qualcuno potrebbe chiamarla
sfortuna, di certo per un artista può essere frustrante, però
in questo modo si è guadagnato una discreta notorietà
e il rispetto. Forse con queste cose si mangia poco, ma almeno può
permettersi di fare la musica che ama e il suo grande amore è
l’elettronica, con un occhio di riguardo al lavoro di Brian
Eno.
Il disco è interamente strumentale e nelle note che lo accompagnano
non si fa menzione di altri musicisti coinvolti, ci sono delle voci,
ma che sono usate come strumenti e sono della moglie Suzanne, di Steve
Hogart (Marillion) e della cantante svedese Listen Rylander Love.
Le atmosfere ricreate da Barbieri sono oscure, non proprio dark, ma
comunque c’è qualcosa di allarmante, anche nei momenti
più delicati incombe un senso di dramma. Del resto il titolo
è chiaro e la traccia eponima funziona come una guida in questo
mondo stregato.
Nel disco qualcosa rimanda sia ai Japan che ai Porcupine Tree, ma
in ogni caso si tratta di musica elettronica ricercata e distintiva,
sperimentale senza essere ostica, c’è sempre un tocco
che accompagna l’ascoltatore senza chiedere di sforzarsi nella
comprensione di un linguaggio che non è mai ermetico. Un lavoro
sia complesso che accessibile. Non è da tutti. GB
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