Ci sono alcuni dischi che sono entrati con prepotenza nel mio cuore,
fin dal primo ascolto e sono sempre rimasto legato a questi dischi,
uno che ricordo con particolare intensità è il primo
Lp dei Bauhaus, una band incredibile. Il disco di questo oscuro combo
inglese è uscito nel 1980, in precedenza il gruppo aveva pubblicato
un singolo con la bellissima “Bela Lugosi’s Dead”,
che molti ricorderanno immortalata nel cult movie “Miriam si
Sveglia a Mezzanotte”, erano stati voluti nel cast da David
Bowie in persona. Lo scorso anno (2009) l’etichetta storica
dei Bauhaus, la 4AD, ha pubblicato un box estremamente elegante e
curato, contenente due cd e un libro, il primo cd propone la ristampa
remasterizzata dell’album, il secondo cd contiene sedici brani,
fra i quali ci sono tutti i singoli legati all’album (purtroppo
non c’è “Bela Lugosi’s Dead”, perché
era uscita su etichetta Small Wonder), inediti, outtakes, alternative
versions, una vera manna per i fans del gruppo. Il libro poi è
ricchissimo, in cinquanta pagine permette di rivivere in profondità
la storia del gruppo e del genere gothic.
L’album si apre con le note terrificanti di “Double Dare”,
che vengono subito sostenute da un ritmo tribale ossessivo e qualche
momento dopo entra il cantato oltraggioso di Murphy, un brano allucinante,
il buio è totale, non ci sono vie di fuga, si resta attoniti,
folgorati dalla spietata capacità di questi musicisti di dare
voce ai peggiori incubi. La title track è più riconoscibile
come canzone, le linee di basso e di batteria si integrano alla perfezione,
mentre la chitarra urla un disagio innominabile, poi su tutto regna
ancora la voce di Peter che sfida l’ascoltatore e lo conduce
dove non vuole andare. “A God In An Alcove” è un
classico del gothic, una linea di basso avvolgente come un serpente
e delle linee vocali che si rincorrono, poi la chitarra di Ash che
graffia sempre più a fondo, nessuno prima di loro aveva nemmeno
immaginato musica di pari intensità. “Dive” è
il brano più punk del disco, ma i suoni dissonanti e strazianti
sono sempre molto oscuri. Bellissima “The Spy in the Cab”,
posseduta da un romanticismo disperato che ha fatto la fortuna del
movimento, Daniel Ash ha confezionato un giretto di chitarra che mette
a disagio, unito poi all’interpretazione sofferta di Peter sono
un connubio assolutamente geniale. Stranissima “Small Talk Stinks”,
quasi una ballata stralunata, difficle da inquadrare, si sente vagamente
l’influsso dei T.Rex. “St Vitus Dance” è
un altro classico del goth, ritmo tribale, atmosfere da bassifondi
e cantato straziante, difficile restare lucidi durante l’ascolto.
“Stigmata Martyr” poi è il brano più delirante
e blasfemo del disco, è un attacco frontale dall’urto
devastante. Ma il colpo di grazia viene dato con le note oscure di
“Nerves”, con un crescendo finale da brividi, nessun’altro
ha saputo infondere la stessa oscurità alla propria musica.
Il secondo cd è una carrellata di brani interessanti, le tracce
sono ben sedici, anche se troviamo alcuni titoli ripetuti in versioni
diverse, mentre nove sono le registrazioni inedite, fra cui un brano
rimasto senza titolo. Comunque i titoli non ripetuti sono otto. Il
primo proposto è la perversa “Dark Entries” che
ha fatto scuola nel popolo dark. Altra track memorabile è “Terror
Couple Kill Colonel” perfetta per animare le notti insonni dei
locali alternativi, qui ci sono i Bauhaus meno sperimentali, ma è
comunque un bel pezzo, che ritroviamo in ben tre versioni. A proposito
di T.Rex ecco la cover di “Telegram Sam”, a ribadire l’influsso
del gruppo di Bolan sulla musica inglese in generale. Altra b-side
è “Scopes” dove troviamo una band più ardita,
che cerca soluzioni nuove e coraggiose. Interessante anche la b-side
“Crowds”, con Murphy che canta su una base di pianoforte
spettrale e arrangiamenti minimali. Un’altra piece fuori dagli
schemi è “Rosegarden Funeral of Sores”, la creatività
del gruppo era davvero notevole. Chiude il cd un breve brano senza
titolo, suggestivo, anche se è più un abbozzo che non
una vera track.
Questo è stato uno dei dischi più innovativi e coraggiosi
di sempre, la sua influenza è enorme su tutto il movimento
gotico, di certo non è un disco facile e non sorprende che
la critica dell’epoca non l’avesse capito, ma pubblico
e tempo hanno dato ragione a questi musicisti visionari, che nei dischi
successivi non hanno più saputo ripetere le profonde oscurità
di questo primo album. Anche i dischi successivi sono comunque ottimi
dischi, ma non hanno lo stesso fascino spettrale di questo titolo
veramente nero. Un capolavoro che brilla ancora (forse “brilla”
non è la parola più adatta) nel firmamento rock. GB
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