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Non ho molte notizie di questo artista toscano, che immagino sia al
primo disco, edito nientemeno che dalla Videoradio, per cui passiamo
subito alla musica. Bavieri ha composto il disco con l’aiuto
di Massimiliano Giusti, anche se il grosso l’ha fatto ovviamente
Emanuele. Poi troviamo una buona selezione di musicisti che contribuiscono
alle parti musicali. La musica proposta da Bavieri è un mix
piuttosto interessante di influenze, si parte dalla musica neoclassica,
si passa per il cantautorato d’autore e ad influssi folk rock.
Il disco è dominato dal tema dell’amore per la bellezza,
una bellezza classica, come evocato anche dalla copertina del disco,
l’apertura è affidata ad uno strumentale neo classico,
col pianoforte in primo piano, ma è la lunga “Nuvole”
la prima vera prova che mostra il carattere di questo musicista, il
cantato è quasi un recitato, come fosse una poesia musicata,
l’andamento è quello di un “notturno”, che
viene anche citato nel testo, scopriremo poi che questo è il
brano più bello e intenso del cd, quello dove Emanuele è
riuscito meglio a coniugare il suo gusto raffinato ad un’idea
di musica, se volete, un po’ all’antica. Con “L’Amore
per la Bellezza ci Salverà” incominciano i primi dubbi,
interessante il testo, ma la formula è praticamente identica
a quella del brano precedente, solo un po’ più vivace,
ma non abbastanza. Il discorso continua con “Cantami o Musa”,
l’unità compositiva del disco comincia a diventare un
limite più che una risorsa e Emanuele non sembra mettere a
frutto tutte le proprie qualità compositive. Il quinto brano
non aggiunge nulla a quanto già raccontato, piuttosto la nostra
attenzione si risveglia con la ritmata “Supermercato”,
lasciando perdere il testo, che è quello meno interessante
del disco, il brano segna un piacevole cambiamento rispetto ai precedenti,
segno che se Emanuele avesse osato più varietà compositiva
il disco ne avrebbe beneficiato di molto. “La Strada per Dio”
ha un titolo davvero suggestivo, ma è il pezzo meno riuscito
del disco, francamente sono rimasto perplesso di fronte a scelte che
non sono riuscito a capire, con parole ripetute come se il disco si
fosse incantato (chi ascolta ancora certi vecchi vinili capisce cosa
intendo), brano bocciato. “Tu” ha un giro di chitarra
che ricorda lontanamente “The House of the Rising Sun”,
una ballata malinconica delicata che si lascia ascoltare. Il disco
si chiude con uno strumentale, che completa l’apertura.
Bavieri ha fatto un disco coraggioso, di questo bisogna dargliene
atto, esteticamente molto curato, ma anche un po’ troppo “lento”
e poco rock, se questo è il suo stile nulla da eccepire, ma
temo che non troverà larghi consensi battendo questa strada,
alcune sue melodie non sono male, ma nella veste ascoltata in questo
cd non risultano efficaci. GB
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