Il nome di questo artista non dovrebbe essere sconosciuto, perché
è stato molto influente dall’inizio degli anni ’80
in poi insieme a guru del calibro di Robert Fripp e Brian Eno. Durante
questi anni ha prestato il suo contributo a così tanti artisti
che un elenco sarebbe troppo lungo, si va dai King Crimson, con un
sodalizio che dura tutt’oggi, a David Bowie, sempre all’insegna
della sperimentazione e della ricerca musicale, sempre inseguendo
le nuove frontiere del pop.
In altre parole siamo al cospetto di uno dei più importanti
innovatori in campo rock, scelta che spesso si è tradotta in
musica elitaria, ma che non ha disdegnato un certo appeal commerciale,
si pensi ad esempio alla collaborazione con Cindy Lauper.
La discografia di Adrian è impressionante, anche quella prettamente
solista, e questo nuovo lavoro, come si può capire dal titolo,
è il secondo capitolo di una serie di album di cui il primo
è stato pubblicato all’inizio di quest’anno e il
terzo è già in programma. Purtroppo non ho ancora ascoltato
il “Side One” in cui erano presenti Les Claypol (Primus)
e Danny Carey (Tool) e non so dirvi come sia rispetto al presente
dischetto di cui non conosco i comprimari. Quello che ho sentito si
orienta verso un rock elettronico come sempre all’insegna della
sperimentazione e con una buona presenza della chitarra.
La durata dell’album è piuttosto contenuta, si tratta
di dieci brani in poco più di trentatre minuti, ma per un disco
sperimentale sono più che sufficienti per mantenere desto l’interesse
e per focalizzare un discreto numero di idee. Bellissima l’introduttiva
“Dead Dog on Asphalt”, degna dei King Crimson meno duri,
ma ogni brano ha una propria atmosfera, musica molto elettronica,
ma al tempo stesso anche molto concreta, suonata. Effetti sorprendenti
che la chitarra di Adrian rende quasi magici e creano immagini spettrali,
liquide, come distorte da un vetro antico.
Per i più curiosi voglio ricordare che l’album è
stato realizzato con tecnologia HDCD (che sta per High Definition
Compact Disk), che corrisponde ad una masterizzazione a 20bit per
una maggiore definizione del suono purché questa tecnologia
sia supportata dal vostro lettore.
Non è un disco facile, ma rappresenta l’evoluzione del
rock, non creerà una nuova tendenza ma queste sperimentazioni
faranno sicuramente scuola e verranno utilizzate da folte schiere
di artisti che si troveranno la pappa pronta. Grazie Adrian. GB
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